"Suburra" tra droga e mafia racconta la peggio Italia

Pronta la serie di Netflix diretta da Michele Placido «Non c'è solo Roma, tutte le capitali sono corrotte»

"Suburra" tra droga e mafia racconta la peggio Italia

Anche l'Italia sbarca su Netflix. E lo fa con una serie che racconta il nostro Paese, la sua infinita grazia e la sua sconfinata debolezza. Suburra, co-prodotta da Cattleya e Rai Fiction, per la regia di Michele Placido, tratta dal romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini è il prequel del film diretto da Stefano Sollima, ed è una delle scommesse della nuova stagione Netflix, colosso presente ormai in 190 paesi con più di 93 milioni di abbonati. Suburra è il nome di un quartiere dell'antica Roma alle pendici del Quirinale e del Viminale, cuore del potere della Capitale. Oggi, duemila anni dopo, il clima, come racconta la serie, forse non è cambiato granché. Intrecci tra Chiesa, criminalità organizzata, bande criminali e imprenditori edili, che ancora dominano una Roma corrotta, con un meccanismo mosso da imperativi come il piacere e il potere.

Temi densi e un regista nella propria dimensione. Michele Placido a Netflix sembra a proprio agio. Dopo Romanzo criminale, divenuto poi una serie diretta anche questa dal regista Sollima, per lui è tempo di aprirsi alla serialità. «È la prima volta che dirigo una serie. Ho accettato perché le serie tv ora sono il simbolo più alto della produzione cinematografica». Le serie sarebbero il nuovo cinema, quindi. «Suburra poi racconta tre mondi insieme, quello della bassa criminalità legata a droga e mafia internazionale, quello della politica e lo sfondo della cupola di San Pietro e dei suoi ingranaggi segreti».

E come potrebbe reagire il pubblico internazione ad un'immagine così corrotta della nostra capitale e dell'Italia? Placido: «Come reagiranno tutte le capitali europee che sono in questo momento in piena corruzione. È così in ogni luogo in cui coesistano potere e politica. Raccontare la politica oggi è un dovere e se osserviamo cosa accade a livello presidenziale negli Stati Uniti o in Russia, mi sembra giusto fare riflettere su ciò che avviene anche in un contesto di potere come Roma. Non c'è nella serie un riferimento specifico all'attualità, anche perché Suburra è un prequel ambientato nel 2008, ma è evidente l'intenzione di raccontare la lotta tra il bene e il male, una lotta che esiste da sempre e sembra non aver fine».

E mentre il produttore Gina Gardini smentisce di aver «mai subito pressioni esterne», Placido aggiunge: «Il lato positivo di Netflix è che si può andare oltre. In una serie tv prodotta in Italia noi partiremmo già censurati. In Rai ho ricevuto un no su varie proposte su temi legati alla criminalità, politica. Uno, solo pochi mesi fa». Qualcuno osserva che Suburra è coprodotto da RaiFiction. «Sono contento che la Rai abbia messo il cappello su questo progetto. Finalmente osa, rischia». La serie sarà infatti trasmessa anche in Rai, un anno e mezzo dopo l'uscita su Netflix.

A parte Suburra, tante le nuove produzioni interessanti, a dirlo è il Ceo di Netflix Reed Hastings. «Nel 2017 raggiungeremo anche Romania e Grecia. In Europa abbiamo investito 1, 5 miliardi di dollari, in contenuti». Dark è la prima serie originale tedesca su Netflix e sarà disponibile entro il prossimo inverno. Due ragazzini scomparsi, quattro famiglie coinvolte, dieci episodi di 60 minuti, per un viaggio nel passato, che ci porta dagli anni '50 fino ad arrivare al 1986.

La Spagna fa il primo passo verso Netflix, invece, con una serie «femminista», Las chicas del cable, ambientata a Madrid nel 1928, un'epoca in cui le donne desideravano una libertà difficile da ottenere. La produttrice Teresa Fernàndez-Valdès torna qui a collaborare come produttore esecutivo con Ramón Campos, coppia d'oro che ha confezionato successi come Velvet. Interessante anche la serie dramma Tredici dal 31 marzo, prodotta da Serena Gomez, che narra il percorso verso il suicidio di una ragazza tredicenne. E ancora il film War Machine, con Brad Pitt, dal 26 maggio. Storia di un generale di guerra e della sua discesa folle, tratto dal libro The Operators del giornalista Michael Hastings. E poi Mindhunter, diretta da David Fincher, da ottobre.

Mentre Glow debutterà su Netflix il 23

giugno. Ispirata all'omonimo show degli 80, racconta la storia di Ruth Wilder (Alison Brie), un'attrice disoccupata di Los Angeles che trova la sua ultima chance per entrare nello star-system nel mondo del wrestling femminile.

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