Rocker si nasce, artisti si diventa. Emma, di solito impetuosa e fumantina, stavolta ha provato a fare un disco come si faceva una volta, ossia molto pensato, suonato e curato in ogni dettaglio quasi fosse una produzione internazionale. Oltretutto, ha chiamato intorno a sé musicisti di grande pedigree come Paul Turner di Jamiroquai, Enrico Ninja Matta dei Subsonica, Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion e Andrea Rigonat, chitarrista e marito di Elisa. Tutti supervisionati da lei e dal sempre più sorprendente Luca Mattioni. Missione compiuta: «Ora mi racconto nella forma più sincera che conosco». Essere qui (che esce oggi per Universal a tre anni da Adesso) ha la frenesia creativa di chi vuole «mostrare più che dimostrare» e sostanzialmente si smarca dal bisogno di confezionare singoli radiofonici a tutti i costi. Lo ha confermato L'isola, il brano che a inizio gennaio ha annunciato l'arrivo delle altre dieci canzoni e che, nonostante una struttura complessa e non immediata, è ancora nella top ten dei più trasmessi dai network. E lo conferma anche lei, rispondendo con un piglio nuovo e più pacato, quasi fosse iniziata una nuova fase e ora vediamo l'effetto che fa.
Intanto, Emma, come c'è arrivata?
«Ho perdonato la parte più fragile di me e ho scoperto aspetti che prima non pensavo di avere, come la pazienza. Insomma, come si dice dalle mie parti, mi sono presa il respiro».
Si è presa anche il lusso di avere grandi musicisti in studio.
«E il bello è che, quando li ho chiamati e hanno ascoltato le mie nuove canzoni, hanno accettato subito. Una iniezione di fiducia per la mia autostima non sempre altissima».
Anche adesso?
«Il fatto di fermarmi per qualche tempo mi ha permesso di ascoltarmi. Prima ascoltavo solo gli altri, o quasi. A piccoli passi mi sono lasciata andare e oggi mi sento più luminosa».
Però il disco esplora anche zone oscure. Come in Malelingue.
«In realtà quello non è un brano contro gli haters dei social network, come potrebbe sembrare. Più che altro, è una sorta di manuale di istruzioni per chi ne è vittima».
Emma ha sempre avuto posizioni forti, talvolta controcorrente.
«Molto spesso mi sento dire che sono un esempio ed è un peso perché la responsabilità è enorme. Diciamo che cerco di essere me stessa e di applicare la lezione di mia mamma che mi ha insegnato a essere onesta e sincera, costi quel che costi».
Gli ultimi scandali sessisti hanno rivelato violenze nascoste ai danni di tante donne.
«Stanno venendo fuori segreti nascosti da chissà quanto tempo. Mi piace quando le donne fanno gruppo e quindi mi dispiace quando non si aiutano tra di loro o si accusano».
In Italia com'è la situazione?
«Beh, mi sono accorta che a volte essere troppo femmina è quasi un limite».
Nel disco c'è un solo brano che porta anche la sua firma (Sorrido lo stesso). Tutti gli altri sono di autori come Sangiorgi, Casalino, Faini, Caccamo, Amara. Come fa a parlare di sé quando i brani sono scritti da altri?
«Ho un segreto: ascolto le canzoni che mi propongono senza sapere chi le ha scritte. So che molti brani sono stati scritti per me, ma ho scelto soltanto quelli che mi rappresentano fino in fondo».
Quale ritratto ne esce?
«Quello di una persona che da tanto tempo mette tutta se stessa in questo lavoro, anzi in questa passione che è la musica. E che ora ha meno up and down di una volta, è più concreta e focalizzata».
Quindi Essere qui non è il disco della rivincita?
«No. Sono stata per anni vittima di un grave pregiudizio ma sono sempre stata una rocker, una che si sbatte e si impegna fino in fondo. Non devo dimostrare niente».
Però
potrebbe ritornare a Sanremo.«Sanremo? Io sto già pensando al tour che inizia il 16 maggio a Roma e poi arriva il 19 al Forum di Milano. Non so quasi nulla del cast e di certo stavolta non mi vedrete all'Ariston».
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