«Una tragedia che commuove ancora»

Dalla Fracci a Juan Carlos di Spagna, coro di consensi per l'allestimento

Piera Anna Franini

Un successo per Madama Butterfly in scena ieri sera ala Scala. Il più applaudito è lui, Chailly, dal primo gennaio Direttore Generale della Scala. Quella di ieri sera è stata l'incoronazione definitiva. Soddisfatta la soprano Maria José Siri: «Per me è un successo personale. Qui un po' rivivo la mia storia. Per questo lancio un messaggio a tutte le donne: se vi trovate in situazioni difficili, non mollate». Commuove, intenerisce, fa riflettere Madama Butterfly, l'opera di Puccini ieri in apertura di stagione scaligera. Nel foyer, il clima era sobrio, trattenuto.

«Madama Butterfly commuove sempre» osserva Carla Fracci. Mentre per Emma Marcegaglia è «una tragedia che ricorda a noi donne che dobbiamo realizzarci». Poi ammette «sì, mi ha commosso». «Cio-Cio-San è una sposa-bambina, e quello delle spose-bambine è un fenomeno ancora vivo. Stasera dobbiamo goderci l'opera ma anche riflettere su questo. Va bene la pancia, qualcuno stasera piangerà, ma domani cerchiamo di non dimenticarci», commenta Livia Pomodoro. Che a proposito dei cantanti, osserva «la protagonista? Sì, non male...» Per Raffaella Curiel «all'inizio il soprano (Butterfly) era un po' così, poi si è scaldata». Promossi a pieni voti invece la direzione d'orchestra e la scelta (riprendere la versione originaria del titolo) di Riccardo Chailly, più la regia - pensata per evitare scontri - di Alvis Hermanis. Sono le conversazioni da foyer tra un atto e l'altro della Prima della Scala 2016. Una prima che non è solo la grande serata della lirica, «è un inno alla cultura di questo Paese» osserva Alfonso Signorini. Il palco reale ieri era sguarnito come mai era accaduto, le figure istituzionali si contavano sulle dita di una mano. «E' giusto che i politici abbiano fatto un passo indietro data la situazione, però la presenza di Mattarella l'avrei gradita», ancora Signorini. Francesco Micheli, nel cda della Scala, finanziere e intenditore di musica non è dello stesso avviso: «Una volta si veniva a teatro anche per discutere. Ora si preferisce stare a Roma. Tuttavia se tutti fossero venuti, magari la serata sarebbe stata propizia per raggiungere qualche accordo».

Butterfly fu un fiasco, il 17 febbraio 1904. Roberto Bolle, da artista, pensa al riscatto «se lo merita dopo tanti anni. Già avevo seguito alcune prove e mi era piaciuta la regia». La gestualità kabuki? «Mi ha convinto». Alla Scala sfilano i soliti noti. Ma spunta anche una giovane donna, in kimono, viene dalla stessa città di Cio-Cio-San: Nagasaki. In kimono anche la consorte dell'ambasciatore del Giappone. Ci fa notare che il Giappone ricreato ieri sera si rifà all'Oriente in generale, «ci sono riferimenti anche alla Cina e all'India, non è puro Giappone. Però è un mix riuscito».

I costumi sono belli «ma un po' monocordi, l'Oriente è un'esplosione di costumi, invece in questa Madama Butterfly c'è troppa uniformità», pensa lo stilista Renato Balestra. Quanto ai cantanti, «fanno quello che possono», chiosa. Una prima della Scala sobria. E corale: «Speriamo che prevalga il buon senso», è l'espressione più ricorrente.

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