«Una tragedia che commuove ancora»

Dalla Fracci a Juan Carlos di Spagna, coro di consensi per l'allestimento

Piera Anna Franini

Tredici minuti d'applausi. E un trionfo personale per Riccardo Chailly, che si dice «commosso e toccato nonché appagato dopo tanto lavoro». Applausi convinti per Alvis Hermanis, regista. Qualche dissenso per il Pinkerton di Bryan Hymel. Approvata la Butterfly di Maria José Siri, a parte marginali buu, e promosso lo Sharpless di Carlos Alvarez. E' stato un successo l'opera d'inaugurazione della stagione scaligera. Il più festeggiato è stato lui, Chailly, dal prossimo gennaio Direttore Generale della Scala: ieri ha avuto l'incoronazione definitiva. «Questa inaugurazione mi ha dato particolarmente soddisfazione. Puccini è imprescindibile per questo teatro. Volevo dargli il valore che merita». Il successo, continua, si deve al lavoro di squadra «di cantanti, esposti a una versione particolarmente impegnativa, tecnici, regia, scenografia... La lirica è arte totale». La protagonista, il soprano Siri - emozionatissima - la mette sul personale: ha vissuto una storia difficile quando la figlia aveva tre anni, quindi, spiega, «posso capire Cio-Cio-San». E lancia un messaggio alle donne «se vi trovate in situazioni difficili non mollate mai».

Nel foyer, il clima è assai sobrio. Troppa attualità, ancora, in quest'opera. «Madama Butterfly commuove sempre» osserva Carla Fracci. Mentre per Emma Marcegaglia è «una tragedia che ricorda a noi donne che dobbiamo realizzarci». «Cio-Cio-San è una sposa-bambina, e quello delle spose-bambine è un fenomeno ancora vivo. Stasera dobbiamo goderci l'opera ma anche riflettere su questo. Qualcuno stasera piangerà, ma domani cerchiamo di non dimenticarlo», commenta Livia Pomodoro. Per Raffaella Curiel «all'inizio, il soprano (Butterfly) era un po' così, poi si è scaldata». La Prima della Scala non è solo la grande serata della lirica, «è un inno alla cultura di questo Paese» osserva Alfonso Signorini. Il palco reale ieri era sguarnito come mai era accaduto. «E' giusto che i politici abbiano fatto un passo indietro data la situazione, però la presenza di Mattarella l'avrei gradita», ancora Signorini. Francesco Micheli, nel cda della Scala, finanziere e intenditore di musica non è dello stesso avviso: «una volta si veniva a teatro anche per discutere. Ora si preferisce stare a Roma». Un ex reale invece era presente, Juan Carlos di Spgana a cui l'opera «è piaciuta moltissimo».

Butterfly fu un fiasco al suo nascere. Roberto Bolle, da artista, pensa al riscatto «se lo merita dopo tanti anni». Alla Scala sfilano i soliti noti da Prime. Ma spunta anche una giovane donna, in kimono, viene dalla stessa città di Cio-Cio-San: Nagasaki. In kimono anche la consorte dell'ambasciatore del Giappone.

Ci fa notare che il Giappone ricreato da Hermanis si rifà all'Oriente in generale, «ci sono riferimenti anche alla Cina e all'India, non è puro Giappone. Però è un mix riuscito», si appresta ad aggiungere. I costumi sono belli «ma un po' monocordi, c'è troppa uniformità», pensa lo stilista Balestra. Quanto ai cantanti, «fanno quello che possono», chiosa.

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