La vita nascosta dell'invisibile Milan Kundera

Una mostra con foto, libri e disegni inediti dello scrittore sparito dalle scene dal 1984

La vita nascosta dell'invisibile Milan Kundera

L'ultima apparizione pubblica risale al 27 gennaio 1984, quando fu ospite di Bernard Pivot, storico conduttore e critico letterario di Apostrophes, il programma culturale più seguito della tv francese. Da quel momento, Milan Kundera non ha più rilasciato interviste e con la moglie Vera forma «la coppia più silenziosa di Parigi», come ha raccontato a Paris Match uno dei suoi vicini, il giornalista Philippe Labro.

France Culture, parafrasando il suo libro più noto, l'ha chiamata «l'insostenibile potenza del silenzio», ma lo scrittore ceco, esiliato a Parigi dal 1975 e naturalizzato francese nel 1981, continua a essere sotto i riflettori del mondo letterario parigino (Ariane Chemin, grande firma delle pagine culturali di Le Monde, gli ha appena dedicato un libro, À la recherche de Milan Kundera Éditions du Sous-sol) e dal 20 maggio è oggetto di un'appassionante mostra al Centro Culturale Ceco di Parigi dal titolo Milan Kundera: nostalgie de l'Europe.

Organizzata in collaborazione con la Biblioteca della Moravia, a Brno, a cui Kundera ha donato i propri archivi nel luglio 2020, la mostra presenta una selezione di documenti, manoscritti e disegni inediti dal gusto surrealista, guidando i visitatori attraverso la vita dello scrittore franco-ceco, con un accento particolare sulle sue riflessioni attorno all'Europa. «Nel Medioevo l'unità europea poggiava sulla religione comune. Nell'epoca dei Tempi moderni cedette il posto alla creazione culturale che diventò la realizzazione dei valori supremi attraverso i quali gli europei si riconoscevano, si definivano, si identificavano. Oggi, la cultura cede a sua volta il posto. Ma a che cosa e a chi? Qual è l'ambito nel quale si realizzeranno dei valori supremi in grado di unire l'Europa? Le conquiste tecniche? Il mercato? La politica con l'ideale della democrazia, con il principio della tolleranza? Ma questa tolleranza, se non protegge più nessuna creazione ricca e nessun pensiero forte, non diventa vuota e inutile? Oppure questa rinuncia della cultura la si può intendere come una sorta di liberazione alla quale abbandonarsi con euforia? Io non lo so. Credo solo di sapere che la cultura ha già ceduto il suo posto. Così, l'immagine dell'identità europea si allontana nel passato. Europeo: colui che ha nostalgia dell'Europa», scriveva nel 1986, ne L'arte del romanzo.

Nel 1979, il regime comunista di Praga gli tolse la nazionalità ceca. Due anni dopo, ricevendo la nazionalità francese, ringraziò con queste parole il Paese che lo aveva accolto: «La Francia è diventata la patria dei miei libri, ho seguito il cammino dei miei libri».

L'esposizione è figlia della riparazione dei rapporti con la sua terra natia: nel 2018, i suoi libri sono tornati a riempire le librerie ceche, Il libro del riso e dell'oblio è stato pubblicato per la prima volta in lingua originale, e nel 2019, nell'anno dei suoi novant'anni, gli è stata restituita la cittadinanza. «Kundera, come Stravinsky, non ha mai sopportato la nozione negativa di esilio. Per lui, l'esilio era una fortuna. Ma oggi, con l'età che avanza, la nostalgia del loro paese natale ha travolto lui e Vera. È la ragione per cui hanno accettato di ricevere la nazionalità ceca», ha detto a Le Monde il filosofo Alain Finkielkraut, allievo di Kundera.

I muri delle scale del Centro culturale ceco offrono un percorso cronologico della vita dello scrittore, dagli anni delle prime pubblicazioni e dei primi premi letterari alla consacrazione del 2011 con l'ingresso nella Pléiade. I principali riferimenti biografici e le copertine delle sue opere in decine di lingue (L'insostenibile leggerezza dell'essere esiste in 44 lingue e in più di 400 edizioni) si alternano a foto in bianco e nero che lo ritraggono in compagnia della moglie a Rennes, dove ottenne la sua prima cattedra di professore universitario in Francia grazie all'intercessione dell'italianista Dominique Fernandez, assieme all'amico Eugène Ionesco o all'epoca in cui insegnava alla scuola cinematografica di Praga. L'ultimo piano vale da solo tutta la visita: qui è esposta una serie di disegni dello scrittore mai esposti prima. «Alcuni, che si ritrovano sulle copertine dei suoi libri, sono noti.

Altri, colorati, raccontano la sua intimità e la storia personale della coppia Kundera e sono inediti», spiega Jirí Hnilica, direttore del Centro culturale ceco. Un complemento ludico e un modo per tradurre a livello visivo, nella composizione dell'esposizione, il tono ironico dei suoi romanzi.

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