Woody Allen, una ruota senza meraviglie

di Woody Allen con Kate Winslet, Jim Belushi, Justin Timberlake, Juno Temple

Premesso che un film di Woody Allen vale, da solo, più di tante cervellotiche pellicole festivaliere dirette dai maestri della noia (quelle incensate dalla critica radical snob, ma che il grande pubblico scantona peggio di una cartella esattoriale), La Ruota delle Meraviglie non è tra i suoi titoli più riusciti. Il limite sta nel fatto che Allen si è dimenticato di fare quello che sa fare meglio, ovvero il Woody Allen, per mettersi, invece, in gioco in una sorta di caricatura di Arthur Miller. Senza possedere, però, il genio, l'estro e, soprattutto, la scrittura del drammaturgo statunitense. Così, la sua pellicola, dal taglio chiaramente teatrale, e non solo per i continui riferimenti e omaggi a questa particolare arte, finisce per trascinarsi faticosamente fino al (prevedibile) epilogo, con dialoghi appassiti come le passioni narrate, colonna sonora di tradimenti e innamoramenti, i marchi di fabbrica del talento newyorkese. La storia è ambientata in una coloratissima Coney Island anni '50, precisamente in un parco dei divertimenti dove giganteggiano le montagne russe (ricordate Io e Annie?). Al centro della vicenda c'è la nevrotica Kate Winslet (da sola, vale il prezzo del biglietto), sulla quale Allen ha costruito il film, esattamente come per la Cate Blanchett del meraviglioso Blue Jasmine. La Winslet è Ginny, un passato da attrice e un presente da cameriera insoddisfatta. Di lei si apprende che ha tradito il precedente marito, che l'ha lasciata, e che vive, ora, in una casa del parco, insieme al nuovo compagno Humpty (Belushi), rozzo manovratore di giostre a volte violento, e al figlio Richie, incendiario patologico. Ginny si consola, durante l'estate, nelle braccia del bagnino, con aspirazioni da scrittore, Mickey (Timberlake, il meno convincente), il quale amoreggia con Carolina (Juno Temple, sembra brava) la figlia di Humpy, braccata dai gangster.

Dietro la meravigliosa fotografia, c'è la mano del premio Oscar, Vittorio Storaro. Insomma, un Woody Allen con il freno a mano tirato. Però, ribadiamo, ogni suo film val sempre la pena di essere visto. Soprattutto, con quel che passa, di questi tempi, la concorrenza.

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