Demetrio Albertini ha legato quasi per intero la sua carriera al Milan. Dopo essere cresciuto tra le fila del settore giovanile rossonero viene aggregato in prima squadra nel 1988-89 e nella stagione successiva ma passa poi al Padova in Serie B dove va a farsi le ossa. Il 49enne di Besana in Brianza torna poi in rossonero nel 1991-92 e diventa uno dei cardini del Milan e della nazionale italiana.
Con il club di via Aldo Rossi gioca 406 partite complessive in tutte le competizioni siglando 28 reti e vincendo tutto: cinque scudetti, tre Supercoppe italiane, tre Champions League, due Supercoppe Europee e due Coppe intercontinentali. Con l'Italia poi ha giocato 79 partite segnando tre reti e sfiorando la vittoria dei mondiali nel 1994 perdendo la finale contro il Brasile e degli Europei del 2000 quando gli azzurri si arresero alla Francia all'atto finale. Albertini ha anche vestito le maglie di Atletico Madrid, Lazio, Atalanta e Barcellona prima del ritiro nel 2005, all'età di quasi 34 anni.
In esclusiva per ilgiornale.it, Albertini ha toccato diversi temi tra cui il coronavirus, la riapertura degli stadi il Milan, la lotta scudetto e molto altro ancora:
Cosa ne pensa di questo calcio post-covid soprattutto dopo che sono emerse ben 14 positività tra le fila del Genoa?
"Purtroppo questo era un rischio che si doveva correre e si sapeva bene che una cosa del genere sarebbe potuta succedere dal momento in cui si sarebbe ripreso a giocare. Detto questo, ripeto, essendo una cosa preventivabile bisogna solo capire come gestirla al meglio per cercare di contenerla e per procedere nel migliore dei modi. Però diciamo che è una cosa che non mi sorprende"
Capitolo Milan: è la squadra più in forma del 2020 e anche la più vincente, si aspettava 17 risultati utili consecutivi di questa squadra?
"No, a dire il vero non mi aspettavo un numero di risultati utili così consistente, non è mai banale raggiungere un numero del genere. Non me l'aspettavo ma tutto questo è una conseguenza del lavoro e vuol dire che Pioli e il suo staff stanno facendo bene. Il poter lavorare con serenità e trovare la consapevolezza del gruppo ti porta poi ad essere di fatto la squadra più performante di questo 2020 anche perché il Milan non solo vince ma gioca anche bene e penso sia più facile giocare bene e perdere che viceversa...Ripeto, questo è un sinonimo che la squadra ha trovato il suo equilibrio e che sta facendo bene sotto tutti i punti di vista".
Pioli è rimasto al Milan: si può dire che alla fine ha prevalso la linea Maldini?
"Io credo che ci debba essere sempre una sinergia, molte volte ci si sofferma su alcune figure ma è sbagliato. Come in una squadra di calcio ognuno ha il suo ruolo ed è importante per le sue caratteristiche anche in società ci sono diversi ruoli da rispettare per tentare di andare avanti e ottenere dei risultati. Io ho condiviso molto quello che dicevano Maldini e Boban quando parlavano del mix tra giovani e esperti ma prima ancora delle 17 risultati utili consecutivi(sorride; ndr). Fare il dirigente tante volte è anche valutare altre cose extracampo che vanno al di là del risultato. Devo dire che prima del lockdown non sembrava esserci molta sinergia a livello societario, poi qualcolsa è cambiato e sono felice che sia rimasto Pioli. Non posso dire niente su Rangnick perché non lo conosco ma penso anche che se stai creando un progetto è giusto continuare su quella strada come ha poi fatto il Milan. Chiaro che arriveranno anche momenti di difficoltà e lì la società dovrà essere brava a supportare il tecnico e tutto l'ambiente. Forse il lockdown ha aiutato in tutti i sensi il Milan (ride; ndr)".
Fino a dove può arrivare questo Milan?
"Bisogna essere onesti quando si fanno certe valutazioni: ben vengano questi risultati entusiasmanti ma oggi il Milan ha, almeno sulla carta, due squadre superiori come Inter e Juventus. Poi ci sono i rossoneri più altre 4 squadre che punteranno agli altri due posti in Champions League e se devo essere onesto il Milan non può non rientrare nelle prime quattro del campionato, non bisogna tirarsi indietro dalle responsabilità e questa lo è. Un club come il Milan non può restare fuori dalla Champions League per così troppo tempo Per quanto mi riguarda è già in ritardo sulla tabella di marcia perché ormai sono anni che c'è un progetto. Bisogna essere concreti e sereni ma un club come il Milan non può non centrare ancora la Champions. Eipeto, la programmazione è stata fattta tanti anni fa e oggi devi arrivare ad un risultato che è solo quello. Che tutti dalla società alla squadra si prendano le proprie responsabilità remando dalla stessa parte per raggiungere questo traguardo importante".
Per quanto concerne la lotta scudetto invece pensa che l'Inter abbia colmato il gap con la Juventus?
"Secondo me la squadra da battere è ancora la Juventus e Pirlo non è un’incognita perché la società bianconera è forte e consolidata, è la più abitutata a vincere e penso che non ci saranno problemi. L’IInter dovrà impegnarsi molto per vincere il titolo e bisognerà anche vedere gestiranno i momenti di calo che inevitabilmente ci saranno per tutti nell'arco della stagione. Penso che chi saprà gestire meglio il periodo di "crisi" avrà le maggiori chance per portarsi a casa il tricolore ma ad oggi vedo sempre favorita la Juventus".
Cosa ne pensa della sfogo di Conte nei confronti della società? Oggi tutto sembra risolto ma sembrava sul punto di lasciare:
"Devo essere sincero, sono rimasto davvero sorpreso come un po' tutti dallo sfogo di Antonio. Penso anche che sia difficile dare un giudizio perché sarei solo superficiale in quanto non conosco i reali motivi che l'hanno spinto a certe affermazioni. Adesso però tutto sembra ricomposto e l'Inter ha tutte le carte in regola per potersi giocare il titolo con la Juventus".
Capitolo Juventus, vede rischioso passare da un allenatore esperto come Sarri a uno ancora inesperto come Pirlo?
"Andrea sa bene che in questo suo lungo percorso sarà aiutato tantissimo dalla società. L’hanno voluto fortemente e questa sarà una stagione di crescita importante per lui sotto tutti i punti di vista sapendo di avere fiducia illimitata da parte della società. Credo sia più una forzatura per la Juventus che per Pirlo perché quando alleni il rischio è sempre uguale sia nell'allenare campioni che ragazzi giovani dell’under 23. Ripeto, la società sa quello che fa ed è per questo che dico che non vedo incognite in questa scelta che in molti hanno visto come azzardata".
Lei è favorevole alla riapertura graduale al pubblico degli stadi?
"Sono assolutamente favorevole e senza alcun dubbio. Non vedo perché il calcio non venga considerato come parte integrante della nostra società. Io prendo l’aereo e sono in un luogo chiuso con di fianco delle persone a pochi centimetri di distanza e questo non è un rischio? Capisco la preoccupazione ma con un protocollo ben definito sull'afflusso e il deflusso credo si possa riaprire in maniera graduale gli stadi. Non vedo un rischio così grande, ci sono delle anomalie ma ora siamo tutti più educati con mascherina, con l'igenizzazione della mani e con il distanziamento. Non vedo perché non si debbano riaprire gli impianti ai tifosi dato che sugli spalti si rispetterebbero alla grande le distanze".
La Serie A sta tornando ad avere appeal oppure è ancora indietro rispetto agli altri top campionati europei?
"Credo che in Italia siamo ancora indietro. Gli stadi sono un problema grosso ed è inutile girarci intorno. A livello di campo CR7 è un valore aggiunto per quanto riguarda la Serie A, perché i due più forti giocatori del mondo sono lui e Lionel Messi e uno abbiamo la fortuna di averlo nel nostro campionato e dunque è motivo di vanto. Penso che il vero problema sia quello di avere all'interno della Lega degli obiettivi comuni tra i 20 club di Serie A. In Spagna, Inghilterra, Germania e da altre parti l'hanno già fatto e quindi posso dire che in Italia siamo ancora indietro rispetto agli altri proprio perché manca la condivisione del progetto di crescita comune".
C'è qualche giovane centrocampista italiano che le ricorda lei da calciatore?
"In tanti stanno dicendo che Tonali mi somiglia molto per caratteristiche...Io sono contrario alle etichette e i paragoni anche perché ognuno ha il suo stile, il suo modo di giocare e ad esempio io e Tonali abbiamo giocato in due epoche calcistiche differenti. Il calcio è cambiato molto da quanto giocavo io e penso sia difficile fare dei paragoni che lasciano il tempo che trovano".
Ieri è stato il compleanno di Silvio Berlusconi: che ricordo ha del Cavaliere come presidente del Milan?
"Auguri al presidente e anche Shevchenko dato che era anche il suo di compleanno... Che dire di Berlusconi, quando è arrivato al Milan il primo anno e ha detto ìDiventeremo la squadra più forte del mondo' e in pochi comprendevano la sua lingua (ride; ndr). Sembrava parlasse un altra lingua ma in realtà ha poi avuto ragione vincendo tutto quello che si poteva vincere. Era un visionario del calcio che ha fatto tutte le cose per bene, non posso che avere un bel ricordo di lui e dei tanti anni trascorsi insieme al Milan. Per quanto concerne Sheva, invece, ricordo le partite, i gol, le esultanze e gli abbracci...è stato un grandissimo calciatore ed è un grandissimo amico".
Ha qualcosa in programma in questo momento a livello sportivo?
"Posso solo dire che sto lavorando su un progetto, un libro sul calcio ch uscirà a breve ma non posso aggiungere nient'altro".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.