Ancelotti e il figlio Davide. È il record più bello dietro il poker Champions

Altri tecnici hanno parenti con loro ma in ruoli defilati. Carlo così mixa saggezza e nuovi metodi

Ancelotti e il figlio Davide. È il record più bello dietro il poker Champions

Nessuno si meravigli se dopo avergli visto fumare il sigaro durante la conquista della Liga a Madrid, sul web ha fatto il pieno di mi piace il filmatino di Carlo Ancelotti che in completo blu, camicia bianca e cravatta, si è messo a saltare e a ballare con i suoi ragazzi dopo la 14esima del Real, la sua quarta personale, non soltanto un banale record ma un successo forse inimitabile per qualche generazione. Chi volesse poi disquisire sullo stile del successo parigino raggiunto con modalità di calcio all'italiana è pregato di soffermarsi oltre che sul commento sintetico dell'interessato («Courtois ha parato, Vinicius ha segnato, fine della gita») anche sulla strategia attuata dal Real nella consapevolezza di aver di fronte un rivale più dotato. Eccola: zero costruzione dal basso e qualche lancio in avanti alla ricerca dello scatto di Benzema e Vinicius.

Ma c'è un altro aspetto della meravigliosa favola ancelottiana che qualche rossore dovrà provocare dalle parti di Napoli e che riporta alla luce una meravigliosa legge non scritta degli sport di squadra riferita alle qualità morali e umane di un team. A parità di cifra tecnica, o anche in presenza di disparità, può diventare un'arma decisiva.

A far brillare la stella madridista di Parigi c'è la luce di uno specialissimo connubio familiare, padre e figlio, Carlo e Davide, uno allenatore responsabile e guida spirituale dello spogliatoio, l'altro assistente di modernissima generazione alle prese con studi, schemi, tabelle.

Non è la prima volta in assoluto perché nel calcio, specie in quello italiano, ci sono alcuni precedenti. Per esempio Cesare Prandelli ebbe al seguito durante gli europei del 2012 in Polonia-Ucraina il figlio Nicolò quale componente dello staff per il recupero degli infortunati, Delio Rossi ha lavorato con il figlio nel suo gruppo. Di recente c'è Stefano Pioli che ha costruito il nuovo Milan stando gomito a gomito con il figlio Gianmarco senza che nessuno ci faccia caso. Ma nessuno di questi ha mai avuto un ruolo così decisivo e in prima linea come appunto Davide Ancelotti, cresciuto negli allievi del Milan da ragazzino e poi pronto a smettere quando si accorse «di non avere sufficiente talento».

La presenza di Davide, accusato di essere un raccomandato, oggi segnalata come testimonianza visiva del sentimento che ha cementato l'impresa del Real Madrid, fu ferocemente criticata ai tempi di Napoli tanto da ferire profondamente il papà prima che l'allenatore Carlo il quale ritenne quelle espressioni frutto di una cattiveria gratuita e senza precedenti. Da ora in poi grazie a questa ennesima impresa familiare, il ruolo del figlio Davide al fianco di papà Carlo è garanzia del magico clima interno creato a Madrid, fonte di grande unità di intenti e di forte spirito di appartenenza e racconta di come si possano ottenere risultati strepitosi puntando anche sui rapporti umani, sul comune sentire e vivere il calcio.

Naturalmente poi il marchio di Carlo Magno, re d'Europa calcistica, è rintracciabile persino nella frase sussurrata al presidente Florentino Perez in occasione della premiazione sul prato di Parigi.

Dopo la pesante sconfitta interna col Barcellona, Ancelotti scrisse un messaggio di questo tenore: «Non si preoccupi Pres, vinceremo la Liga e la Champions». La spiegazione postuma è uno straordinario esempio di maliziosa umiltà: «Non ero così sicuro ma ha funzionato alla grande!».

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