Azzurri tutti in piedi. E anche l'asso di colore non si genuflette

Dopo giorni di polemiche passa la scelta di gruppo. E neppure Alaba si inginocchia

Azzurri tutti in piedi. E anche l'asso di colore non si genuflette

L'Italia resta in piedi nel tempio colorato d'azzurro. Nessun genuflessione all'inizio. Nessun inginocchiamento alla fine. Tradotto: il razzismo può aspettare; la Nazionale va avanti nell'Europeo. Resta solo tanto rumore, ma non per nulla perché la causa è nobile. Italia-Austria è un tuttinpiedi quando si aprono le danze. Anche Alaba, il giocatore più pagato, l'unico di colore in campo. Nessun gesto di solidarietà al Black lives matter, nonostante per una settimana si sia parlato soprattutto di questo dopo l'inginocchiamento in ordine sparso degli azzurri contro il Galles.
La conseguenza è stata solo una: tuttinpiedi o tuttinginocchio. L'aveva spiegato Giorgio Chiellini, capitano non giocatore ieri, all'arrivo a Wembley: «Quando ci sarà la richiesta da parte dell'altra Federazione, ci inginocchieremo, per sentimento di solidarietà e sensibilità verso l'altra squadra». Quindi non sarà mai l'Italia a chiederlo, ma sarà solo un riflesso condizionato. Il difensore della Juventus ha poi spiegato: «Cercheremo di combattere il razzismo in un altro modo, con iniziative insieme alla Federazione nei prossimi mesi». E chissà cosa gli riserverà Roberto Saviano, che ieri era salito sul carro dei tuttinginocchio
. «E ora si arriva a dire ognuno deve sentirsi libero, oppure è inginocchiandosi che si lotta contro il razzismo? - la riflessione dell'esponente dell'intellinghenzia di sinistra -. Ovvio che no, ma è un atto che può smuovere qualcuno». Quindi il Saviano insulto: «Ecco perché questa polemica è assurda, per certi versi infame». Peccato che lo scrittore rispondesse indirettamente anche a Roberto Mancini e a Carlo Ancelotti. Perché proprio il ct in conferenza aveva parlato di libertà mentre l'allenatore del Real Madrid al Giornale aveva sottolineato l'importanza di educare rispetto più che pensare a un gesto fine a se stesso. Sempre ieri era tornato alla carica Enrico Letta. Lunedì scorso aveva tuonato: «Si devono inginocchiare tutti». Mentre a poche ore dal fischio di inizio ha detto: «Liberi di scegliere». Meno male che non ha aggiunto: «Azzurri state sereni». Il segretario del piddì ha buttato per una settimana Bonucci e compagni nel polverone, poi ha provato a metterci una pezza. Che si metta d'accordo con se stesso.
L'Italia rimasta in piedi ha messo d'accordo con tutti vincendo la partita. Ha tremato solo davanti a una punizione di Alaba. Se fosse capitolata per colpa di un giocatore di colore, la bandiera del politicamente corretto avrebbe sventolato chissà dove. Poi ci ha dato una mano il Var, due volte.

Nel tempio di Wembley punteggiato d'azzurro sono Chiesa e Pessina, i cambi azzeccati di Mancini, a far esplodere il po-po-po dopo che il Fratelli d'Italia ci aveva fatto sentire a casa e per questo ci ha dato la voglia di tornarci per continuare a sognare. Lukaku o CR7 permettendo. Con il primo tuttinginocchio, con il secondo tuttinpiedi. Si torna sempre lì.

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