Roma - Altro che depressione post Champions. La carica di Antonio Conte alla vigilia della sfida dell'Olimpico è energia allo stato puro per la Juventus, che rompe il penultimo tabù stagionale (battere la Lazio dopo 3 tentativi andati a vuoto, ora rimane solo la Samp all'ultimo turno) e vola verso il traguardo tricolore. Undici i punti di vantaggio sul Napoli con 18 ancora a disposizione, resta solo da capire la data in cui la matematica sancirà il bis scudetto: i bianconeri si augurano che sia il 28 aprile, giorno del derby con il Torino, ma sarà difficile in considerazione degli impegni abbastanza semplici della squadra di Mazzarri nelle prossime due giornate, mentre domenica la Juve avrà in casa il Milan. La seconda doppietta italiana di Vidal (la prima esattamente un anno fa all'altra squadra della capitale) spiana la strada ai bianconeri. Che di fronte hanno però una squadra a pezzi ieri era la 50ª partita in annata - e senza titolari, portiere escluso, in difesa.
In tribuna si rivede dopo anni l'ex patron laziale Sergio Cragnotti, provato dalle vicende giudiziarie di questi anni, ma la sua presenza non porta bene ai biancocelesti. Il compito si rivela anche troppo facile per la Juventus, complice un avversario determinato solo a tratti, poco reattivo e con il fiato corto. E dopo molto tempo, si risentono anche cori di dissenso della curva Nord (che regala l'ennesimo striscione offensivo verso il presidente dell'Uefa Platini) contro il presidente Lotito.
Conte ripropone il modulo a una punta (Vucinic) con Marchisio alle sue spalle già visto proprio contro la Lazio nella semifinale di andata di coppa Italia giocata in casa. Un'idea balenata nella testa di Conte anche alla vigilia della partita di Champions a Monaco, ma allora accantonata per l'influenza di Vucinic. Spazzati via dunque i dubbi su un possibile turn over per il principino bianconero, apparso sotto tono nelle ultime settimane, a favore del più fresco Pogba, comunque impiegato a centrocampo. Una scelta intelligente quella di Conte, che non dà punti di riferimento a una difesa inedita Stankevicius non era titolare da 14 mesi, Gonzalez già fuori ruolo gioca con il ginocchio destro fasciato - ed evidenzia le pecche di una Lazio rattoppata e con gli uomini migliori (Hernanes, che piace a Marotta, e Mauri sostituiti alla fine del primo tempo, oltre a Klose) non al top della condizione. Ne viene fuori un match in cui c'è una squadra sicura dei propri mezzi, ma non presuntuosa al cospetto di un avversario in difficoltà e una che ci mette del suo, agevolando il compito della truppa di Conte.
Cana commette un'ingenuità atterrando Vucinic in area dopo 7 minuti e dando il là al successo bianconero. Vidal trasforma il penalty e spiazza Marchetti, concedendo dopo 20 minuti il bis al termine di un'azione stile Barcellona, con Stankevicius che colpevolmente non sale con il resto della difesa tenendo in gioco gli avanti juventini. Nel mezzo una parata di Marchetti sull'attaccante montenegrino e almeno 4 interventi decisivi di Ciani. Del cileno aveva detto così l'ad bianconero Marotta prima della partita: «Vidal sul mercato? Anche l' anno scorso avemmo richieste da grandi club per lui, ma non siamo dei venditori e vogliamo risalire la china in Italia e all'estero».
Partita chiusa già all'intervallo, nonostante Petkovic provi ad abbozzare una reazione inserendo Kozak al fianco di Klose ed Ederson a centrocampo. Proprio il ceco fallirà in malo modo l'occasione più ghiotta, mentre Ciani il migliore della retroguardia laziale impegnerà Buffon.
E la Juve dell'era Conte può già contare i giorni che la separano dal secondo scudetto di fila. Evento che, al netto delle sentenze di Calciopoli, non avveniva da 10 anni.
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