Oggi al Quirinale dal presidente Mattarella sfilerà una squadra azzurra rinfrancata che è riuscita ad evitare la retrocessione nella Lega B della Nations League (dove finirà la Polonia, noi ci giocheremo il primo posto a novembre con il Portogallo) e finalmente è uscita fuori dal tunnel dei risultati negativi. Serve però un tocco sotto porta di un terzino, quel Cristiano Biraghi alla sua terza presenza azzurra, su una palla inattiva, quando mancano solo due giri di lancette all'ennesima delusione della Nazionale. La sua dedica all'ex compagno di squadra nella Fiorentina Davide Astori, con le braccia sollevate verso il cielo è la scena più bella della serata polacca che potrebbe forse segnare la svolta definitiva di un'Italia. Come bello è l'abbraccio dopo il gol di Mancini con Bernardeschi e Verratti. «Il calcio è anche questo, trovare un gol all'ultimo respiro. Ma era ingiusto che la gara finisse 0-0, tutti stanno cercando di fare il massimo, possiamo ancora migliorare. La nuova storia è già iniziata, nel calcio non esistono i maghi», così il ct.
«Si può fare un gol anche senza un nove puro», il mantra di Mancini dell'ultima settimana azzurra. I suoi gli hanno dato ragione solo nel finale ma non nel modo in cui pensava lui. E ieri il ct, nel finale di gara, per tentare di vincere ha preferito giocarsi la carta Lasagna (undicesimo debuttante dell'era Mancini e 38° giocatore schierato nella prima fase del suo ciclo) e non quella Immobile, sempre più cupo in panchina. Ma c'è voluto il guizzo dell'elemento forse meno brillante nella serata di Chorzow per venire a capo di una gara stradominata nel possesso palla e nelle occasioni create. Anche se abbiamo anche rischiato la frittata con la doppia occasione capitata a Grosicki e Milik.
Il pericolo era quello di una frustrazione del gruppo. Che mostra impegno, buoni movimenti in campo e ottime trame di gioco. La strada intrapresa dalla Nazionale sembra quella giusta, ora serve maggiore cattiveria sotto porta per dare un giusto premio a quanto mostrato sul terreno di gioco. E siamo sicuri che Mancini si affiderà ancora ai ragazzotti di belle speranze: i due Federico (Bernardeschi e Chiesa) e all'Insigne alla ricerca di gloria in azzurro.
A una settimana dalle elezioni che porteranno Gabriele Gravina alla guida della Figc dopo undici mesi di commissariamento, il presidente in pectore difende il ct: «È stato avviato un percorso di rinnovamento, a Mancini è mancata governance e Federazione, dal 23 ottobre la avrà». Il direttore generale Uva ha replicato: «Mancini ha lavorato in sinergia con tutto lo staff, non si parla mai di investimento sui giovani che stiamo facendo e ci darà la base per un Europeo di alto livello che l'Italia merita. L'obiettivo dato al ct è di andare a Euro 2020 e fare un bell'Europeo. Il suo mandato, in caso di approdo all'Europeo, è fino a Qatar 2022».
Mancini presenta lo stesso vestito di gala mostrato per un'ora contro l'Ucraina mercoledì scorso. Spazio dunque agli stessi interpreti che regalano un primo tempo da applausi: due traverse di Jorginho e Insigne, altre tre occasioni per lo stesso centrocampista del Chelsea, Chiellini e Florenzi sulle quali Szczesny si fa trovare pronto, scambi in spazi stretti, cambi di gioco ottimali e solito movimento del tridente leggero.
Ma la stoccata vincente non arriva, come non arriverà a lungo nella seconda parte di gara (clamoroso l'errore di Bernardeschi dopo una delle tante bellissime azioni). Fino al gol di Biraghi che salva la nostra avventura in Nations League e un posto tra le teste di serie per Euro 2020. Forse il peggio è davvero alle spalle.
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