Brutte notizie, ci tocca la Svezia ma almeno manca Ibrahimovic

Andata a Stoccolma, dove abbiamo vinto solo nel 1912, e ritorno a Milano. Ventura: «Li rispetto, ma passerà l'Italia»

Brutte notizie, ci tocca la Svezia ma almeno manca Ibrahimovic

Dall'urna di Zurigo è spuntata fuori la Svezia lungo la tortuosa strada per Mosca. Si tratta di un rivale tosto, capace, nel suo girone appena concluso, di piegare la resistenza della Francia nella sfida domestica e di lasciare fuori dal mondiale l'Olanda di questi tempi, poca cosa ma sempre parente di quel calcio indimenticabile che fu la nazionale orange, grazie alla differenza reti. Un'autentica rivelazione insomma tenuto conto del fatto che alla rassegna mondiale è assente dal 2006. Non c'è Zlatan Ibrahimovic il suo profeta ed è forse l'unica consolazione per Gian Piero Ventura il quale ha a disposizione poche settimane per recuperare energie preziose (Belotti non ce la farà) e sperare in uno smalto migliore del calcio azzurro rispetto alle ultime esibizioni, Macedonia e Albania, una più deludente dell'altra. In tre giorni si giocherà tutto, il pass per il mondiale e il futuro della panchina azzurra, rischio pubblicamente esorcizzato dicendo «la Svezia è forte, merita il massimo rispetto ma non prendo in considerazione di non andare in Russia». L'andata è fissata in quel di Stoccolma, la sera del 10 novembre, il ritorno lunedì 13 a San Siro, lo stadio delle sfide decisive per le qualificazioni mondiali, prenotato il centro sportivo di Milanello per completare la preparazione. Scontato il pienone: questa Nazionale insicura e dal gioco indecifrabile ha bisogno anche del sostegno del pubblico per saltare oltre l'asticella svedese.

I numeri della Svezia, affidata al ct Andersson, sono di tutto rispetto: posizione numero 25 nel ranking Fifa, 26 gol il fatturato del suo attacco, il 5° nella zona europea e seconda difesa meno battuta (9 reti), il sistema di gioco è un collaudato e pratico 4-4-2 che deve suggerire qualche riflessione in più a Ventura, innamorato senza motivo del suo 4-2-4 che la Spagna ha preso a schiaffi nella notte del 2 settembre a Madrid. I precedenti, e perciò la storia, sono dalla parte degli azzurri anche se l'ultima vittoria in Svezia risale addirittura alla prima sfida fra le due nazionali, nel 1912. L'ultima nostra sconfitta è invece datata 1998 (amichevole) perché nel recentissimo passato, europei 2016, a fatica, e nel finale, l'Italia di Conte riuscì a piegare gli scandinavi con un golletto di Eder. Emil Peter Forsberg, centrocampista-ala del Lipsia, è il suo faro assistito da qualche collaudato frequentatore del nostro calcio, il capitano Granqvist (ex Genoa) ed Ekdal (Cagliari).

Tra i precedenti (23 in totale, 11 successi azzurri contro 6 e 6 pareggi), inevitabile il ricordo dell'europeo 2004 quando Svezia e Danimarca, con un 2-2 dal sapore di biscotto, riuscirono a far fuori la nazionale di Trapattoni che pagò a caro prezzo (esonero) quel secondo flop consecutivo.

«Con la storia non si passa» è la chiosa intelligente di Lele Oriali che introduce all'ultima considerazione. Occorre una Nazionale completamente diversa da quella vista negli ultimi mesi per mettere in riga gli svedesi e guadagnarsi il viaggio a Mosca. In caso contrario, Tavecchio dixit, sarebbe «l'apocalisse».

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