Pizzicato con le mani nella marmellata. Ma a sua insaputa. Luca Toni è stato bollato dalla Germania come evasore fiascale. Non avrebbe infatti pagato la parte delle tasse dovuto alla Chiesa. Un bel gruzzoletto, non c'è che dire: 1,7 milioni di euro. Peccato che la colpa non sia sua ma di una clamorosa svista del funzionario pubblico.
Andiamo con ordine, altrimenti si rischia di far passare il bomber italiano per quello che non è. Mentre in Italia si versa l'otto per mille alla Chiesa che si sceglie, in Germania si deve pagare l'8% oltre alle imposte già dovute allo Stato. Una percentuale considerevole che solo nel 2013 è fruttata alle confessioni religiose ben 5,5 miliardi di euro, ma che va versata solo se si dichiara di appartenere a una determinata Chiesa. Veniamo a Toni, dunque. Il centravanti, campione del Mondo nel 2006, ha giocato nel Bayern dal 2007 al 2009 guadagnando oltre 43 milioni di dollari. Su questa cifra ha regolarmente versato tutte le tasse allo Stato tedesco. Ma non alla Chiesa cattolica a cui, solo per quanto riguarda il primo anno, salgono a 1,7 milioni di euro.
Dove l'errore, dunque? Come spiega Roberto Giardina su ItaliaOggi, "un funzionario della società, per errore, ha inserito due fatali lettere k.r., nella dichiarazione dei redditi del calciatore, katolisch romisch".
Questo l'ha, di fatto, inserito tra i fedeli cattolici che decidono di versare l'8% dei propri guadagni alla Chiesa di Roma. Il giudice ha riconosciuto l'errore del funzionario e ha deciso di dividere la spesa: mezzo milione dovrà essere sborsato dal commercialista, mezzo milione dal club e 700mila euro dal calciatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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