E sì che la bella Calcagno, al suo posto, sa stare molto bene. Evidentemente non abbastanza secondo Sinisa Mihajlovic e Massimiliano Allegri che, nel giro di due settimane, l’hanno bacchettata a turno manco avesse fatto chissà quali domande scomode, trattandola come nemmeno si dovrebbe fare con una giornalista alle prime armi.
E invece Mikaela, che agli esordi certo non è (fa parte della redazione di Sport Mediaset dal 2005), oltre a non aver formulato alcun quesito illecito, ha mantenuto calma e sangue freddo di fronte alle reazioni poco eleganti degli allenatori di Milan e Juventus, con il morale a fettine per le rispettive sconfitte ma non per questo giustificati a comportarsi così sgarbatamente. Domenica 13 settembre a Serie A Live, dopo il derby vinto dall’Inter per 1-0, la Calcagno commette il “peccato mortale” di domandare a Mihajlovic perché non avesse sostituito Honda, anziché Bacca, per far entrare Balotelli. “Perché io faccio l'allenatore e lei la presentatrice", replica stizzito il tecnico rossonero. Qualche secondo d’imbarazzo in studio poi il collegamento prosegue, ma si vede che la Calcagno ci è rimasta maluccio. L’altro cazziatone arriva sabato scorso nel post-partita di Napoli-Juventus 2-1. “Che cosa manca alla sua squadra”, chiede ad Allegri. “Secondo lei che cosa manca? Basta vedere la classifica: abbiamo cinque punti, mancano i punti”, le risponde innervosito il mister bianconero.
La povera Mikaela non è l’unica ad aver incassato in diretta l'ira di tecnici o giocatori. Vari giornalisti sportivi hanno dovuto ripararsi dalle pallonate. Vi ricordate nel novembre 2008 il “duello rusticano” tra Enrico Varriale, conduttore di Stadio Sprint, e Walter Zenga, ai tempi sulla panchina del Catania? La diatriba a distanza durò parecchi minuti e volarono parole grosse del tipo: “Da allenatore, come quando era giocatore, continua a fare uscite a vuoto” (Varriale a Zenga), “Si chieda chi l’ha messa lì e perché ce la fanno stare” (Zenga a Varriale), “Lei continua a offendere e deve stare attento a quello che dice” (Varriale a Zenga), “Che paura mi fa, sono già qui che tremo” (Zenga a Varriale)”. Insomma, due bambini. Che nemmeno il pio Bruno Gentili riuscì a riappacificare come un padre con i suoi figlioli. Nel settembre 2009 fu la volta di Ivan Zazzaroni, che osò confidare all’irascibile José Mourinho “di aver visto poca Inter nel secondo tempo contro il Barcellona”. L’allora "Special One" dell’Inter lo silurò con la consueta superbia: “Lei ha fatto un suo commento e io non commento il suo commento. A lei pagano per commentare, a me non pagano per rispondere”.
Battibecco rovente anche a Controcampo nel gennaio 2010: protagonisti Ciro Ferrara e Luigi Maifredi, che hanno entrambi allenato la Vecchia Signora. L'ex difensore napoletano accusò il collega bresciano di averlo criticato nelle ultime partite in maniera infondata, Gigi gli rimproverò di non possedere né le conoscenze tecniche né tantomeno il carisima per gestire una squadra troppo prestigiosa per lui. “Da quale pulpito”, esclamò Ferrara. “Ma sta zitto, fenomeno”, gli urlò dietro Maifredi. Proprio due amiconi. E che dire di Arrigo Sacchi, malmenato verbalmente da Zlatan Ibrahimovic nel settembre 2011. L’ex allenatore del Milan si permise di affermare che, se non avesse avuto il 47 di piede, il bomber svedese, in quegli anni rossonero, non sarebbe riuscito a spingerla in rete contro l’Auxerre in Champions League. Quella di Arrigo era una battuta scherzosa e benigna, anzi, voleva essere un complimento. Non per il permalosissimo Ibra, che la prese sul personale: “Sacchi, parli troppo. Se vuoi qualcosa, vieni da me, non solo in televisione”. Ma Zlatan, si sa, ne ha per tutti.
E per tutte: “Cazzo guardi!”, imprecò in direzione di Vera Spadini di Sky Sport, durante un’intervista a bordo campo nel marzo 2012. Non solo: le suggerì di andare a cucinare, lanciandole addosso l’elastico dei capelli. Ripensandoci, alla Calcagno non è andata poi così male.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.