Tutto in una volta: presentazione, conferenza stampa pre-gara e vigilia nientemeno che contro il Barcellona. Ciccio Calzona, terzo allenatore della stagione, se non è emozionato è di sicuro poco avvezzo di fronte a tanti taccuini e telecamere. Quindi poche chiacchiere: «È quello che ho detto alla squadra. Non c'è tempo, meglio il campo delle interviste, bisogna fare tutto in meno di un giorno e con due allenamenti. Mi preme però ringraziare la federazione slovacca, senza la sua disponibilità non sarei qui».
Se il Napoli avrà la stessa velocità del suo nuovo tecnico nel rispondere, vedremo presto un'altra squadra. «Ho ricevuto grande disponibilità da parte del gruppo ha detto Calzona bisogna resettare tutto e in fretta. Un allenatore può cambiare poco in un giorno, va accelerato il processo di apprendimento. Ai giocatori ho ribadito che non abbiamo più scusanti, le prestazioni vanno migliorate: il Barcellona è tra i club più forti d'Europa, ma noi siamo il Napoli e non dobbiamo avere paura».
Di chi si sente figlio? «Ho lavorato con tre tecnici super, includo Di Francesco che mi ha insegnato tantissimo oltre a Sarri e Spalletti. Ho appreso molte nozioni che mi aiuteranno durante il mio cammino futuro». Per Calzona la parola d'ordine è mentalità. «Ho una convinzione: il Napoli è forte. Non so cosa non ha funzionato finora a livello di metodologie, però nessuno mi leva dalla testa che il gruppo ha potenzialità enormi. Il Barcellona? Sono contento di affrontarlo, è importante debuttare contro un avversario forte. Non sono spaventato, ho fiducia nella squadra che deve ritrovare alcuni concetti, faremo il 4-3-3. Questo non significa sottovalutare gli spagnoli, ho visto in tv alcune partite dei catalani, prevedo una gara dura e difficile. Il presidente vorrebbe proseguire in Champions, ripeto, però, che la mentalità può fare la differenza. Non firmo per il pari, ho chiesto ai ragazzi di essere squadra nelle due fasi: mi basterebbe».
Gli sarà di grande aiuto capitàn Di Lorenzo, intervenuto in conferenza.
La sincerità non fa difetto al difensore: «Se si arriva a cambiare tre allenatori vuol dire che qualcosa non va e che la situazione è poco piacevole. Ne siamo consapevoli, sappiamo di dover dare di più: i primi ad essere scontenti siamo noi, offriremo grande disponibilità al mister. Se ci sentiamo responsabili? Certo, sono i giocatori che vanno in campo».
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