
Domenica bestiale, dolce canzone di Fabio Concato. Ma che bestia di domenica hanno vissuto John Elkann e la sua orchestra è facile immaginarlo. Le due Ferrari squalificate proprio nella terra dei marchi falsi, Juventus in pieno stato confusionale, potrebbe andare peggio, per esempio piovere. Lo disse, tra le risate degli spettatori al cinematografo, Marty Feldman, nella parte di Igor in Frankenstein Junior. Guarda il caso: Igor Tudor è il nuovo allenatore della Juventus, se mai qualcuno possa dimostrare che sia stato tale Thiago Motta, la Creatura di Frankenstein Giuntoli.
Da oltre un mese, come Giovanna D'Arco, Motta ha sentito le voci: esonerato, rimandato, delegittimato ma lui mai ha cambiato quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che hanno quelli che vanno alla Continassa. Lo hanno fatto fuori ma lui per primo non è mai entrato dentro, riuscendo nell'impresa leggendaria di far rimpiangere Allegri 2.0, cioè il Max del minimo. Motta liquidato da una società fantasma nella quale tutti fanno niente e niente riescono a fare poco, sbagliando il mercato, non trovando lo straccio di uno sponsor, risultando assenti, per modestia, nelle decisioni politiche: la fine di una storia e di una famiglia. L'eredità Agnelli è un problema giudiziario e poi sportivo, calcio e formula 1, Juventus e Ferrari, unite nella mediocrità, squalificate dal comune pensiero, squadra sotto tono, vettura sotto peso, voci maligne di dentro, strilli fastidiosi di fuori, fotogrammi di vergogna nazionale e mondiale.
Se a Shanghai i tecnici della Ferrari hanno ammesso le proprie responsabilità, a Torino nessuno ha avuto la faccia per confessare l'errore, preferendo nascondersi nel canneto. Riferiscono che Giuntoli avrebbe detto a Motta: «Mi vergogno di averti scelto» (frase poi abilmente tolta dal circuito), sarebbe più dignitoso andarsene insieme con l'oggetto-soggetto della vergogna, ma per i don Abbondio della Juventus «il coraggio se uno non ce l'ha mica se lo può dare». John Elkann prenda spunto da ciò, chi ha sbagliato non può cavarsela, va messo da parte.
Il cambio di allenatore è un furbastro passaggio del presente, alla ricerca di un futuro incerto, soprattutto perché alle spalle più non esistono le figure che hanno segnato la storia. La storia che Tudor ha conosciuto, frequentato e che oggi non troverà.
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