Caos Juve, il governo vuole far pulizia

Il ministro Abodi ha fretta. E si pensa alla riforma della giustizia sportiva

Caos Juve, il governo vuole far pulizia

Nel primo dibattito pubblico sul caso Juve, stranamente, su due punti sono quasi tutti d'accordo i protagonisti dello sport e del calcio italiano intervenuti ieri al Coni. «Non c'è timore di una nuova calciopoli» sostiene Lorenzo Casini, presidente della Lega di serie A. Posizione questa condivisa largamente. «Serve piuttosto velocità nelle decisioni» è il parere di Giovanni Malagò, presidente del Coni. E Gabriele Gravina, presidente della federcalcio, gli fa eco con una richiesta di riforma molto precisa: «Sono troppi 5 gradi di giustizia sportiva». Ecco, allora, che si fa strada il primo orientamento condiviso dal calcio, dallo sport in generale e dal governo: studiare le carte, istruire i processi sportivi e decidere senza attendere l'esito di quelli della giustizia ordinaria che arriveranno nei prossimi anni. «Stiamo studiando nuove norme di concerto con il ministro Nordio e il suo vice Sisto» la notizia fornita da Abodi (nella foto).

E sul punto il ministro dello sport torna a cavalcare un paio di suoi cavalli di battaglia. «L'inchiesta sulla Juve non sarà il solo caso e questo ci permetterà di fare pulizia, bisognerà sapere presto cosa è successo» dopo le notizie provenienti dalle ultime intercettazioni nelle quali oltre ad Atalanta, Genoa e Samp, vengono fuori i colloqui tra Paratici e Carnevali, ad del Sassuolo, riferiti alla trattativa per il trasferimento in bianconero di Locatelli. «Dobbiamo difendere il principio dell'equa competizione, negli ultimi anni non è successo» l'altra annotazione di Abodi pronto ad assicurare l'appoggio del governo all'emendamento presentato dal senatore Lotito per rateizzare le tasse in scadenza il 22 di dicembre. Pensate: sono in scadenza oltre 470 milioni di tasse tra serie A, B e Lega pro. Nell'elenco ufficiale le cifre più vistose sono dell'Inter (50 milioni), della Lazio (40 milioni), della Juve (35 milioni): in coda il Milan con 10 milioni.

Su quest'ultimo punto, oltre alla polemica dichiarazione di Renzi contrario al provvedimento, è intervenuto Aurelio De Laurentiis con la sua spietata analisi: «Il calcio è malato ovunque e dall'alto, eppure ci vorrebbero 5 minuti per modernizzarlo. I conti non tornano (anche sul bilancio del Napoli: 52 milioni di passivo, ndr) e la sorveglianza è latitante».

Dalla California, dove si è trasferito quando annunciò le dimissioni dalla presidenza della Lega di serie A, è intervenuto anche Paolo Dal Pino per confermare la ricostruzione più autentica della famosa cena organizzata a casa della signora Agnelli, mamma di Andrea. «All'epoca avevo trovato un fondo che avrebbe versato 1,7 miliardi ai club di serie A in cambio del 10% garantendo un futuro da media company - ha detto a La politica nel pallone -. Cercavamo l'intesa della maggioranza che invece non ci fu».

A dire il vero, per completare la ricostruzione storica, in quel periodo venne alla ribalta l'idea della Superlega con la proposta di versare nelle casse dei soci fondatori 300 milioni. Fu quella la svolta che convinse Juve, Inter e Milan a dirottare i voti sulla posizione di Lotito e De Laurentiis contrari all'arrivo del fondo.

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