Cesare Maldini, l'italian style di un papà buono

Colpiva innanzitutto per la sua bonaria umanità

Cesare Maldini, l'italian style di un papà buono

Cesare, anzi Cesarone Maldini, colpiva innanzitutto per la sua bonaria umanità. Quel "Prrooonti, via!", che usava spesso come intercalare, aveva ispirato molte gag e spinto Teo Teocoli a una delle imitazioni più riuscite della sua ricca carrellata di personaggi famosi. Maldini è stato un ottimo difensore e un eccellente allenatore, con il Milan ha vinto tantissimo, compresa una Coppa dei Campioni, la prima alzata da una squadra italiana; da tecnico è stato il vice fedelissimo di Enzo Bearzot, poi protagonista con la Under 21 con la quale ha conquistato tre titoli europei, poi ancora ct della Nazionale dal 1995 al 1998, infine guida del Paraguay ai Mondiali del 2002, fermato agli ottavi dalla Germania. Quando venne fuori che aveva accettato l'offerta di un piccolo e povero paese sudamericano, qualcuno aveva sorriso, qualcun altro aveva ironizzato, salvo poi vedere i risultati sul campo e paragonarli a quelli ottenuti dall'Italia del Trap durante la missione in Corea e Giappone, lo scandalo di Byron Moreno eccetera eccetera. Qualcuno, per l'appunto, arrossì. Il carattere triestino veniva fuori a tratti, il mood, in verità, era molto milanese. Un papà buono, sì, che però era anche capace di arrabbiarsi, mulinando l'indice e agitando i capelli pettinati "scientificamente" con la riga nel mezzo, amato e rispettato, poco incline a passare per un rivoluzionario, molto determinato a difendere l'italianità del suo calcio. Perché, quando Antonio Matarrese gli aveva consegnato la panchina azzurra, chi non aveva una concezione olandese del pallone e non si proponeva come un integralista passava per fesso. O per "pirla", come diceva Cesarone con un filo di balbuzie. Maldini se ne fregava: anni e anni passati sulle barricate a lottare per il Milan assieme a Ghezzi, Trapattoni, Rivera, Bruno Mora, gli avevano insegnato la filosofia della concretezza, concetto instillato nella testa di Paolo, anzi "Paoooolino", uno dei rari casi di figli (forse) più bravi dei padri.

Non è solo un comodo modo di dire, ma la sua scomparsa apre un cratere nel mondo del calcio nostro, anche se Maldini da qualche anno si era defilato dalla scena e preferiva vivere nell'ombra. Il Milan continuava ad averlo nel cuore, persino nella comparsate ad Al Jazeera nella veste di commentatore. Lui che non spiaccicava una parola di inglese ma sapeva sempre farsi capire.

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