La little Italy di Londra sarà tutta seduta sulla panchina del Chelsea. La Little Italy del calcio di ieri e di oggi, certamente non del domani: Vialli, Ranieri, Zola, Ancelotti e Roberto Di Matteo l’unico che davvero suderà freddo. Dicono che il Chelsea abbia un’impronta italiana. E a questo punto suderanno freddo i tedesconi del Bayern: contro il nostro calcio hanno sempre sofferto e spesso perduto. L’ultima loro finale di Champions, per esempio. Ma le solite inconsolabili vedove diranno che il Bayern ha perso contro Mourinho, non contro l’Inter. Giusto, qui ci sarà molto Chelsea di Mourinho. Forse l’atto finale di quella squadra vigorosa e dai giocatori devastanti. Peccato che, con lui, la Champions sia rimasta un sogno. Per provarci ci sono sempre volute seconde linee della panchina. Avram Grant che portò la squadra alla prima finale, salvo veder tutto sfumare per una scivolata di Terry sul dischetto dell’ultimo rigore contro il Manchester United. E oggi Di Matteo, che ha preso il posto dell’ultimo presunto fenomeno (Villas Boas) portoghese, ma pronto ad essere spedito via appena sarà conclusa la finale, vinta o perduta.
Abramovich non ama le mezze figure. E poco conterà il parere di Jupp Heynckes, l’allenatore del Bayern, che gli ha consigliato di tenersi questo tecnico. Figuratevi, little Italy per Little Italy meglio prendersi Capello, ha pensato l’ingordone russo.
Dici Bayern-Chelsea e qualcuno penserà:una finale per sbaglio. La finale di quelli che non c’entrano. A cominciare da Di Matteo. Stadio a parte ( l’Allianz Arena di Monaco)che attendeva il Bayern, tutto pareva studiato per l’ennesimo Clasico. Ancora Barcellona e Real, soliti sbuffi di Mourinho, solite occhiatacce di Guardiola, il gioco spossante del Barça contro l’attacco più forte del mondo. Per fortuna il pallone ha avuto pietà. Sono bastate una tattica accorta del Chelsea che tanti sprovveduti hanno ribattezzato catenaccio, non sapendo esattamente di cosa parlavano, e quel gioco fisicamente stressante del Bayern per rilanciare fantasia e fantasie calcistiche. Non le solite nenie fuori e dentro il campo.
Meglio godersi il calcio meno prevedibile di due squadre un po’ monche, che dovranno dar ragione dell’esserci dopo aver fallito in campionato, essere uscite da qualche altra brutta figura: il Chelsea per tutta la prima parte di stagione, il Bayern anche nell’ultima partita di coppa di Germania, dove si è fatto rifilare 5 reti dal Borussia Dortmund. Mancherà gente di peso, non certo soldatini da coro: Ivanovic, Terry, Ramires e Meireles agli inglesi, Badstuber, Luiz Gustavo e Alaba ai tedeschi: tutti squalificati. Mancheranno milioni di euro sul campo. In compenso ce la godremo con i bomber dei tedeschi, tutti insieme appassionatamente: Gomez, Ribery, Robben e Muller. E con l’uno contro tanti del Chelsea: tutti per Drogba e Drogba per tutti. Con Fernando Torres in panchina. Sarà la finale di quelli che non possono più attendere.
Il Chelsea cambierà faccia e facce. L’ultima vittoria del Bayern risale a 11 anni fa. «E non sappiamo quando ci ricapiterà un’occasione come questa», ha ammesso Heynckes che, fra l’altro, ha già vinto una finale Champions (Real Madrid) e subito dopo è stato cacciato: anno 1998 contro la Juve, altro tipo di Little Italy. Semmai potrà spiegare a Di Matteo. Quest’anno il ruolino tedesco all’Allianz è niente male: 6 vittorie in 6 partite. Nella storia europea l’unica sconfitta casalinga del Bayern va addebitata a una squadra inglese (Norwich City: 1993), ma vive ancora il ricordo della finale con il Manchester United capovolta nel battito d’ali degli ultimi secondi,neppur fosse l’ultimo show del Manchester City.
Stavolta pure i tedeschi stringeranno amuleti e cornetti, ma ci vorrebbe occhio e malocchio. L’unico precedente fra Chelsea e Bayern parla per i tedeschi e solo una volta la squadra di casa ha perso la finale di Champions. Leggi Roma (1984) ma, ohi! ohi!, proprio contro una squadra inglese allora di gran rango: il Liverpool.
Si, prendendo fior da fiore, c’è da metter paura ai tedesconi. È anno di Olimpiade a Londra. E se il destino del pallone decidesse che la grande coppa deve stare nella città dello spettacolo più grande del mondo? Detta così, qui non bastano più neppure i gol.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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