Dopo la prova contro il tempo, il tempo. Sì, il tempo è il nostro alleato. Alleato di noi appassionati di cose ciclistiche, di coloro i quali sperano di poter assistere a un Tour divertente e combattuto. Non scontato.
La crono di sabato ha ribadito con forza la forza di Froome e del suo Team: la Sky. Ha rammentato a tutti, sempre se ce ne fosse bisogno, che se questi vanno come sanno, il gioco è fatto. Però c'è il tempo: brutto. C'è la pioggia, la stessa che sabato ha mandato a casa due corridori in un sol colpo. Due spagnoli di assoluto livello come Alejandro Valverde e Ion Izagirre. Il murciano operato subito alla rotula, il basco con una frattura lombare scomposta da operare. Ieri, nella tappa di Liegi, si è fermato anche l'australiano Luke Durbridge, anche lui vittima di una caduta nella crono iniziale di sabato.
C'è il tempo, che tira brutti scherzi. Quando tira aria, acqua e gelo. Tutto può succedere. L'ha capito bene anche Chris Froome, quando a 28 chilometri dal traguardo si è ritrovato per terra a pelle di leopardo, lui che si sentiva un leone. Tiago Machado, in terza posizione, scivola via affrontando una rotonda e dietro di lui una ventina di corridori finiscono a terra a seguito di uno dei più classici effetti domino. Tra loro anche Chris Froome, che picchia la coscia destra e la schiena. Ammaccato anche Romain Bardet, che riesce in ogni caso, come il britannico, a rientrare in gruppo. Con loro anche il nostro Damiano Caruso.
«Le cadute fanno parte del Tour dice Froome, che dopo il traguardo tranquillizza il suo staff -. Siamo entrati a tutta velocità in una rotonda, la strada bagnata ci ha fatto perdere aderenza con il terreno e siamo finiti in tanti per le terre. La cosa più importante è non essersi fatti male. Solo qualche botta ed escoriazione. Ma il ciclismo e il Tour sono così: in ogni istante può succedere qualcosa, soprattutto quando piove. Il tempo, per chi va in bicicletta, è una variabile importante».
Tira un lungo sospiro di sollievo Froome, grida la propria gioia Marcel Kittel subito dopo il traguardo di Liegi. Pur abituato ai successi - quella di ieri è stata per il Bel Marcello la sua decima vittoria al Tour de France - il tedescone della Quick Step dà sfogo all'emozione dopo aver firmato un successo straordinario nella seconda tappa del Tour.
Kittel precede in volata il francese Demare, il tedesco Greipel, il britannico Cavendish, l'olandese Groenewegen e il nostro Sonny Colbrelli che è stato il primo a lanciare la volata, cercando in qualche modo di sorprendere i grandi della velocità. «Sapevo di essere battuto su certi arrivi e in mezzo a certi fuoriclasse ha spiegato il bresciano del Team Bahrain -: non avevo altra scelta. Ci ho provato e ci riproverò».
La tappa, disputata in gran parte sotto la pioggia, è stata caratterizzata da una fuga a quattro con l'americano Taylor Phinney (prima maglia a pois del Tour) e il transalpino Yoan Offredo ripresi praticamente all'ultimo chilometro. In classifica generale resta al comando il gallese Geraint Thomas.
Oggi terza tappa, da Verviers, in Belgio,
città natale di Philippe Gilbert, si attraversa il Lussemburgo e dopo 212,5 km, si entra in Francia. Traguardo a Longwy. Tappa con uno stappo nel finale, adattissimo proprio a Gilbert, ma anche ai nostri Ulissi e Colbrelli.
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