Sarà l'effetto Pogacar, che ha stravolto il Tour, lo ha ribaltato e mandato per aria come un bimbo che nella sua cameretta getta in giro tutti i suoi giocattoli. Sarà che chi è rimasto in corsa ha perso i suoi punti di riferimento e si muove come un pugile suonato: barcolla ma non molla, va alle corde e nessuno getta la spugna. Sarà che sono lì e forse vorrebbero essere altrove, magari a casa come Primoz Roglic che la spugna purtroppo l'ha gettata per davvero, costretto dagli eventi: leggi caduta. «Non ha senso andare avanti così», dice lo sloveno, prima di volare via e voltare pagina. O come Mathieu Van der Poel, che anche lui toglie il disturbo dopo una memorabile settimana in giallo, e sceglie di dedicarsi al prossimo bersaglio: l'oro olimpico nella mountain bike. Sarà che in questo stato di confusione totale i velocisti diventano passisti scalatori e in questo Tour folle e bellissimo, il nostro Sonny Colbrelli, campione d'Italia in carica, velocista di professione, oltre a fare le volate: miglior piazzamento 5°, ndr) arrivi terzo in una tappa alpina.
A Tignes vince in solitaria il 25enne australiano O'Connor (lo scorso ottobre vinse al Giro a Campiglio, ndr), alle sue spalle - staccato di 5'07 - l'altro azzurro Mattia Cattaneo, poco dietro il 31enne bresciano Colbrelli, che fin dal mattino entra nella fuga di giornata per incamerare i punti del traguardo volante valido per la maglia verde - quella a punti, vinta per sette volte da quel fenomeno di Peter Sagan, per intenderci e già che c'è, resta in fuga per tutto il giorno. Alla fine, in una giornata da tregenda, l'uomo della pioggia ci prende gusto e resta lì, tanto da arrivare terzo in un tappone di montagna. Per certi versi un piazzamento che vale una vittoria, una prestazione da applausi, che gli fa incamerare parecchi punti, tanto che adesso nella speciale classifica della maglia verde è terzo con 121 punti, alle spalle di Cavendish (168) e Matthews (130).
Per il resto, c'è poco da stupirsi.
Quando la maglia gialla Pogacar decide di alzarsi sui pedali e attaccare non ce n'è per nessuno. Ieri un solo scatto nel finale, e una trentina di secondi guadagnati dallo sloveno. Per alcuni osservatori la sua superiorità è imbarazzante, per noi è semplicemente imbarazzante parlarne.
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