Dopo una vita, il Milan del feroce Coinceçao ha riconquistato San Siro (con la curva che contesta in silenzio) al culmine di un generoso inseguimento culminato con il clamoroso 3 a 2 finale maturato nei minuti del recupero. È solo una delle due buone notizie del casato rossonero: l'altra, con i 3 punti incassati, migliora la deficitaria classifica guadagnando terreno su Juve e Bologna e salendo al sesto posto.
Ma è solo una parte del romanzo Milan perché altri discutibili capitoli sono stati scritti ieri all'ora di pranzo. Il primo: la scena imbarazzante finale di Calabria e Conceiçao arrivati a un passo dal mettersi le mani addosso dopo il diverbio seguito alla sostituzione dell'ex capitano, probabilmente nervoso oltre misura per l'arrivo di Walker. A dividerli, calciatori e staff. Il difensore ha liquidato la vicenda così: «Frutto di un malinteso, colpa dell'adrenalina, ci sono situazioni non semplici, anche private e personali che non sa nessuno». Conceiçao è stato più esplicito: «Ci siamo detti una parola di troppo, capite il nervosismo, non è un problema». Non può finire così.
Il secondo, questo di natura tecnica: all'intervallo Sergio Conceiçao ha lasciato sotto la doccia sia lo stralunato Theo scivolato in modo maldestro sull'azione del primo gol del Parma che Leao pure lui col genio rimasto a casa. La differenza rispetto al caso del cooling break, però è sostanziale: Leao è piombato in campo ad abbracciare Chukwuese dopo il sigillo del 3 a 2, Theo ha abbracciato e parlato all'orecchio del tecnico durante gli attimi concitati del litigio con Calabria. «Giocheranno a Zagabria» la garanzia del tecnico per chiudere il caso.
Poi c'è stato l'effetto discutibile stadio. San Siro è ormai diventato il nemico numero due del Milan attuale. Per il gelo della curva sud da un lato, per gli applausi ironici del settore di tribuna rossa dopo il gol del Parma rivolti verso il gruppo dirigenti del club. Solo i due sigilli finali hanno ridato voce alla parte meno schierata dello stadio che ieri ha centrato un generoso traguardo, 1 milione di spettatori grazie. Il Parma è passato davanti due volte con altrettanti contropiedi (Cancellieri e Delprato) prima di farsi recuperare la prima volta dal rigore di Pulisic, poi dalla stoccata di Reijnders e dalla deviazione di coscia di Chukwueze.
Il calcio del Milan ha ancora lo stesso spartito: poco equilibrio, fase difensiva deficitaria, Morata sempre in fuorigioco. Sul tema, le parole del presidente Scaroni («non sono sicuro che riusciremo a prendere un rinforzo in attacco») hanno il valore di una doccia gelida sull'arrivo di Gimenez dal Feyenoord. Che il gruppo abbia bisogno anche di un centrocampista è dimostrato dalla scelta di schierare Fofana, diffidato, e ammonito nel primo tempo: salterà il derby.
I cambi della ripresa hanno prodotto qualche effetto virtuoso: Bartesaghi con una striscia di cross utili, Chukwueze con quel gol del 3 a 2. Ma il migliore - trascurato da Fonseca - è stato Pavlovic: si è procurato il rigore dell'1 a 1, ha siglato un gol annullato per fuorigioco, ha promosso il 3 a 2 finale.
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