Diavolo, girone infernale. Tra la crisi di Leao e l'illusione Ibrahimovic

Il Milan va bene in Europa e male in Italia. Il caso del portoghese e l'involuzione del gruppo. Zlatan e lo scarso contributo della panchina

Diavolo, girone infernale. Tra la crisi di Leao e l'illusione Ibrahimovic

Se i numeri, nel calcio, non dicono tutto ma aiutano a capire, è cosa buona e giusta partire dai numeri di questo Milan dalla doppia vita, sorprendente in Champions (qualificato ai quarti dopo una vita) e deludentissimo in campionato (a 20 punti dal Napoli, fuori dal quartetto Champions) oltre che in grave ritardo sull'obiettivo che è il più importante da centrare. Eccoli, allora, i numeri del girone di ritorno del Milan: la miseria di 10 punti collezionati in 7 partite (21 a disposizione, fatturato meno del 50% insomma) sono lì a dimostrare un altro deficit denunciato anche in precedenza. Riferimento alla mira degli attacchi: contro la Salernitana dei 24 tiri a disposizione, solo 4 verso la porta, pochi, anzi pochissimi per chi ha ambizioni continentali. L'unica luce resta Oliviero Giroud, ancora una volta a segno, terzo sigillo di testa nel 2023 e indisponibile per sabato sera a Udine per effetto della squalifica scattata, probabilmente anche cercata da diffidato per evitare di saltare Napoli, il viaggio del 3 aprile, dopo la sosta nazionale.

In questo esame spuntano altri due tormenti dell'attuale Milan: il ridotto contributo dalla panchina e l'isolamento di Leao. Dopo l'1 a 1 di Dia, Pioli al volo ha provveduto alle tre sostituzioni del trio offensivo, con Ibra (il più efficace) più Origi e CDK passati inosservati nella mezz'ora a disposizione. Se continuano così i due belgi, a fine stagione il giudizio sarà una stroncatura totale, con altrettanti contratti (uno di 3 anni, l'altro di 4 anni) impossibili da liquidare.

Il mistero resta Rafa Leao. E non solo per la particolare ricostruzione tecnica firmata da Pioli lunedì notte. «In allenamento fa tutto alla perfezione, in partita no» la sintesi del tecnico rossonero. Che deve portare ad alcune riflessioni. Leao ha l'espressione triste in questi ultimi tempi. E non solo perché da due mesi -ultimo precedente il 14 gennaio a Lecce- non riesce a entrare nel tabellino dei marcatori ma perché è come se avesse perso entusiasmo, gioia di giocare a calcio, una sorta di depressione. È anche possibile che la questione rinnovo contrattuale, giochi un ruolo, inconscio, durante questo periodo nerissimo che sembra replicare l'inizio della sua militanza in rossonero. Al giudizio di Costacurta («non è un campione») dopo Londra, ha fatto seguito quello di Aldo Serena dopo la Salernitana.

«Il problema di Leao non è solo il gol: non riesce a incidere come gli è capitato in passato» l'analisi che ha un senso e che diventa un autentico mistero doloroso per l'interessato ma anche per il Milan e per lo sprint della stagione. I mancati aggiornamenti sul rinnovo raccontano che la trattativa è in una fase di stallo, in parte per la sequenza degli impegni uno dietro l'altro, in parte dovuta all'intreccio perverso tra procuratore reale (avvocato parigino) e suggeritore mascherato (il solito Jorge Mendes).

A questo punto non c'è altra scelta che dare una scadenza alla melina portoghese e prendere una decisione netta da parte dell'area tecnica e del club. Come dice Maldini, a proposito degli altri rinnovi puntualmente firmati: «Chi vuole restare alla fine firma».

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