Stefano Pioli, e il suo Milan, hanno una qualità rara in questi tempi di calcio chiacchierone e polemico: dinanzi ai ripetuti sgambetti del destino non si piangono mai addosso. Prendete l'ultimo allarmante bollettino di Milanello: Ibra programmato per tornare a gennaio, Origi rimpatriato in Belgio e affidato ai medici della sua nazionale per guarire dall'irrigidimento del tendine, infortunio da loro curato in passato, Rebic in panne per la piccola ernia discale e forse recuperabile a ottobre, Leao squalificato (un turno) per la sfida clou col Napoli di domenica notte. In conferenza-stampa ieri, prima dell'incrocio pericoloso di Champions con la Dinamo Zagabria balzata al comando del girone, il tecnico rossonero allontana tutte le ombre e anche quel pericoloso clima di sfiducia emerso dalle chat dei tifosi. «Non siamo preoccupati ma solo dispiaciuti. Mi auguro di recuperare Origi dopo la sosta» racconta quasi serafico. Qualche suo collega avrebbe già fatto un pensierino per il mercato di gennaio, lui no. «Non è una priorità, ho tanti altri calciatori, Krunic ha recuperato» spiega precisando poi che «Giroud è contento quando gioca non quando lo tolgo» e meditando una mossa nemmeno a sorpresa, cioè «De Ketelaere centravanti ha già giocato col Bruges, è una buona soluzione» da proporre eventualmente col Napoli.
Nemmeno il dibattito sul caso dell'anno, il gol tolto a Bonucci in Juve-Salernitana, sembra distrarlo. «È spiazzante ciò che è successo» aggiunge prima di puntare dritto sulla Dinamo di Zagabria e di spiegare, più ai suoi che all'uditorio, un concetto molto semplice. «Se scendiamo di livello non vinciamo, dobbiamo giocare al massimo delle possibilità» sintetizza. Lezione quest'ultima tirata fuori pensando più a Salisburgo che a Genova perché contro la Samp il Milan ha dato più del dovuto sprintando in 10 contro 11 per un tempo. Stasera conta vincere per indirizzare il girone nel verso giusto in attesa del doppio confronto con il Chelsea di ottobre. In aula di tribunale, Elliott ha già vinto il suo match con gli ex soci di Blue Skye che avevano proposto causa civile per impedire il passaggio del club a RedBird di Gerry Cardinale. Prima di celebrare l'udienza, i loro legali hanno fatto marcia indietro rendendo definitiva la cessione. Curiosa anche la scoperta fatta nelle carte del ricorso in Lussemburgo dell'ex azionista cinese che reclama una fetta della plus valenza guadagnata dal fondo Elliott nella rivendita.
La sua identità più nota, Yonghong Li, è stata sostituita da quella inedita di Lee Sui Har, titolare della società di Hong Kong che deteneva il pacchetto di maggioranza acquistato da Fininvest con il prestito di 305 milioni del fondo anglo-americano.
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