La domenica speciale di Pirlo nato pronto e Rino che si suda tutto

Andrea subito alla guida dei campioni d'Italia, Gattuso partito dal basso e non ancora arrivato

La domenica speciale di Pirlo nato pronto e Rino che si suda tutto

Uno è predestinato o giù di lì. L'altro ha sudato tutto quello che c'era da sudare per arrivare dov'è. Andrea, da calciatore, accarezzava la palla e la metteva praticamente sempre dove voleva. Rino correva per tre, spesso anche per Andrea visto che sono stati per anni compagni di squadra e di nazionale. Entrambi, da calciatori, hanno vinto tantissimo: il Mondiale del 2006 con l'Italia, due Champions League, scudetti e coppe assortite. Pirlo e Gattuso hanno poi scelto di fare gli allenatori. Anche in questo caso, percorrendo strade diverse.

L'ex numero 21, atteso stasera all'esordio assoluto su una panchina, ha avuto in dono niente meno che quella della Juventus. Pronti via, subito a guidare la squadra più forte d'Italia senza nemmeno una stagione di apprendistato: la Samp di Ranieri lo terrà a battesimo e ovviamente la curiosità che circonda la prima volta' di questa Juve è enorme. Quanto a Gattuso e al suo Napoli, se la vedranno all'ora di pranzo con il Parma. Il matrimonio dello scorso anno è arrivato a stagione in corso, la vittoria della Coppa Italia ne ha cementato il rapporto ma è quanto accaduto nelle stagioni precedenti che sottolinea ancora una volta il diverso cammino dei due tecnici: Sion, Palermo, Creta, Pisa, Milan (passando dalla Primavera) e infine Napoli. Con parecchi intoppi di mezzo, anche: presidenti mangia-allenatori, stipendi non pagati dalla società greca e lui che tira fuori di tasca sua 50.000 euro, una realtà allo sbando in Toscana con trasferte infinite in pullman e le cassette d'acqua praticamente portate da casa e via di questo passo. Esperienze di vita, certo. Che di sicuro non farà Pirlo, coccolato dalla Juve e subito proiettato nell'empireo del calcio nostrano: predestinato, appunto.

«Ho tante certezze e nessun dubbio - ha detto ieri il tecnico bianconero -. Alleno una squadra di campioni, siamo forti e tanto basta. Sono qua non per far vedere la differenza tra la mia Juve e quella del passato. Io ho le mie idee, Sarri le sue e in certe situazioni possono anche essere simili: voglio vedere un calcio aggressivo, stessa cosa che voleva anche Sarri. E gli obiettivi sono gli stessi, pur provenendo magari da due culture magari diverse». Sul suo conto c'è chi ha già costruito racconti leggendari e chi invece, con qualche dubbio, lo aspetta al varco: «Mi fa piacere sentire ex colleghi e compagni che parlano bene di me, altri hanno idee diverse. È del tutto normale che accada, la cosa non mi cambia: sono sicuro di quello che sto facendo». Oggi non avrà ancora un centravanti («arriverà, ma per Suarez i tempi sono troppo lunghi») e nemmeno Dybala, ma arrangiarsi con Kulusevski e Ronaldo è comunque un bel vivere.

Quanto a Gattuso, ripartirà dal 4-3-3 e probabilmente all'inizio preferirà Mertens a Osimhen: prima o poi cercherà anche di farli giocare insieme, ma al momento l'aria che tira

è quella dell'usato sicuro. Un'aria che coinvolge anche Koulibaly, sempre cercato dal City e dal Psg senza che però nessuno metta sul piatto gli 80 milioni chiesti da De Laurentiis. Per adesso, allora, si va avanti così.

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