Donnarumma "paratutto". Dai fischi di San Siro al precariato di Parigi

Gigio nel mirino dei tifosi del Milan: "Ho sempre dato tutto". E sul poco spazio al Psg: "Cambierà"

Donnarumma "paratutto". Dai fischi di San Siro al precariato di Parigi

L'ultima con il Milan arrivò lo scorso 23 maggio a una sessantina di chilometri dallo stadio di San Siro. A Bergamo Gigio Donnarumma, dopo otto anni, si sfilò definitivamente i guanti rossoneri al termine della sfida con l'Atalanta che ha riportato il Diavolo in Champions. Un primo contatto con gli ex compagni e gli ex dirigenti è avvenuto domenica sera alla festa dei 40 anni di Ibrahimovic, ora resta quello più problematico con i tifosi che ritroverà domani sera quando tornerà al Meazza con la maglia azzurra addosso. E si annuncia una contestazione dura per il portiere, che ha lasciato in estate il club a parametro zero.

«I fischi a San Siro? Mi dispiacerebbe, sono e sarò sempre tifoso del Milan, squadra alla quale ho dato tutto - così il portiere del Psg -. Spero che allo stadio questioni del genere, vista l'importanza della gara per la nostra Nazionale, siano messe da parte. Sono contento del percorso della squadra, sento spesso Pioli, con Paolo (Maldini, che lo ringraziò comunque all'epoca del tumultuoso divorzio con i rossoneri) non c'è alcun problema, siamo persone adulte, domenica gli ho fatto i complimenti per il cammino del Milan».

Una parata alle critiche, dunque, con Gigio che torna nel suo ambiente naturale, quello della Nazionale con cui è diventato campione d'Europa e ha conquistato il titolo di miglior giocatore della rassegna continentale. Nel Psg sta faticando a trovare spazio («andrà tutto alla grande e si aggiusterà tutto, all'inizio è normale che sia così»), l'azzurro è per lui un porto sicuro. «Negli ultimi tre mesi sono migliorato tanto nella consapevolezza delle mie capacità e delle mie forze - ha detto ancora Donnarumma -. Sono diventato più uomo, sono cresciuto anche dal punto di vista umano. Di sicuro l'Europeo è stato una grande esperienza».

Ora la Nations League, un altro traguardo che Roberto Mancini e la sua truppa vorrebbero tagliare. Ma il primo ostacolo è la Spagna che all'Europeo ci fece soffrire. «Ci aspettiamo una partita simile, complicata, e stiamo lavorando per migliorare le situazioni in cui ci siamo trovati più in difficoltà. Quello della Nazionale è un gruppo splendido dove è bello tornare, ne sentiamo la mancanza se siamo lontani. Mancini ci ha dato un'identità precisa, le aspettative sono aumentate ora che siamo campioni». Campioni, grandissimi, come quelli con cui lavora tutti i giorni a Parigi. «Qualche tiro in allenamento a Mbappé o Messi lo paro... Malgrado tutti questi assi, nel gruppo c'è umiltà, uno spogliatoio compatto e si vive tranquillamente la situazione».

Da Parigi Gigio segue con interesse il nostro campionato («molto equilibrato, in tanti possono dire la loro») e condanna gli aspetti poco belli. Le offese a Koulibaly fanno male: «Tutti noi giocatori siamo con lui, contro ogni tipo di discriminazione.

Tutto ciò è vergognoso, seguiamo ogni indicazione per combattere il razzismo». Ora spera che San Siro non lo fischi o lo contesti: il rischio è concreto, a Milano non hanno dimenticato l'estate dello strappo. Come sono lontane le piazze unite per l'impresa di Wembley...

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