Doping, Armstrong: "Senza barare impossibile vincere sette Tour"

L'ex corridore texano: "Il mio cocktail era fatto di Epo, trasfusioni e testoterone. Passerò il resto della mia vita a scusarmi per quel che è successo"

Doping, Armstrong: "Senza barare impossibile vincere sette Tour"

Per anni ed anni ha preso in giro il mondo intero, facendosi scudo della malattia che lo aveva colpito. La scusa di Lance Armstrong, infatti, era quella di aver assunto sostanze proibite perché malato di cancro. Ma non era vero. Si era dopato per vincere. E aveva iniziato a farlo molto prima che gli venisse diagnosticato il male. Passati un po' di mesi dalla squalifica, con la conseguente revoca dei titoli vinti (su tutti i sette Tour de France consecutivi, dal 1999 al 2005), ha deciso di vuotare il sacco. E lo ha fatto con un'intervista tv a Ophaw Winfrey, famosa conduttrice americana.

Il texano scandisce bene le parole per ammette le sue colpe: "È stata tutta una grossa bugia. Mi sono dopato per vincere i 7 Tour. Altrimenti, sarebbe stato impossibile. Ora chiedo scusa e pago il prezzo". Scuse (molto) tardive. A pensarci bene la spettacolarizzazione mediatica della confessione dà po' fastidio. Avrebbe potuto dire la verità in modo diverso, con un comunicato stampa di due righe. Invece ha scelto la grande ribalta. Perché? Cerca di ripulirsi la coscienza e, anziché nascondersi dalla vergogna, vuol far vedere a tutti quanto è forte? Ma è solo spavalderia, la sua, o c'è anche un calcolo?

Armstrong, la cui carriera era stata bruscamente interrotta nell’ottobre del 1996 da un cancro ai testicoli, sconfitto nel 1998, ammette il ricorso sistematico al doping nel corso della sua carriera. Nella chiacchierata, registrata lunedì in un albergo di Austin e divisa in due "show" dall’Oprah Winfrey Network, Armstrong risponde con una raffica di "yes" alle domande sull’uso di Epo, trasfusioni, testosterone, ormone della crescita. Insomma, ha assunto ogni tipo di sostanza dopante.

Per 13 anni, il "cowboy" ha negato ogni accusa. Ora vuota il sacco. "Perché ora?". Lui risponde senza convincere troppo: "È la domanda migliore, la più logica. Non so se ho la risposta giusta. Comincerò dicendo che è tardi per molte persone ed è colpa mia. È stata una grande bugia ripetuta tante volte", dice pensando ad una "storia perfetta" ("Battere la malattia, vincere 7 Tour, un matrimonio felice") che "non era vera". Quasi come un film, anzi meglio di un film, proprio perché era tutto vero. Ma il finale di quel film è brutto.

E a prendere le distanze da Lance c'è anche la fondazione per la lotta al cancro da lui fondata, la Livestrong (quella del braccialettino giallo): "Noi, la fondazione Livestrong siamo delusi dalle informazioni secondo le quali Lance Armstrong ha imbrogliato la gente durante e dopo la sua carriera di ciclista, noi compresi", si legge in un comunicato, pur esprimendo la sua "gratitudine" allo sportivo per il suo impegno contro la malattia.

Come vede il suo futuro? "Passerò il resto della mia vita cercando di riconquistare la fiducia della gente e a scusarmi per quel che è successo". Una bella frase. Ma lo penserà davvero? O è il solito imbroglio?

Qualche anno fa Armstrong portò in tribunale un giornale della sua città, facendosi pagare mezzo milione di dollari di risarcimento perché diffamato. Solo che quelle accuse erano vere. Il texano l'aveva sempre fatta franca.

Poi, però, la verità è venuta a galla. Lui ha tentato di sviare, professandosi innocente e ripetendo la storiella dello sfortunato campione, costretto a usare certe sostanze per curarsi. Ma era solo una colossale balla.

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