Quattro vittorie nelle ultime cinque partite. Tre delle quali per 1-0. Sempre senza prendere gol, per quella che Allegri ha avuto piacere di definire una Juventus operaia. Per chi ha qualche anno in più, una squadra trapattoniana': capace di vincere lottando partite che possono apparire stregate e che invece alla fine portano in dote la posta piena. «A noi piace molto essere considerati operai le parole del tecnico bianconero -. Il calcio è uno sport maschio, si va in campo e bisogna lottare e giocare bene tecnicamente: è nel dna della Juve vincere attraverso la lotta e la sofferenza. Lo scudetto? Tutte le cose nella vita vanno desiderate: desiderare di entrare nelle prime quattro è importante, così come volersi migliorare: stiamo crescendo, ma la strada rimane lunga e comunque non dobbiamo perdere di vista chi occupa la quinta posizione».
Sarà. Intanto, la concorrenza è stata avvisata e nessuno potrà permettersi il lusso di sottovalutare la Signora. Una squadra che strada facendo sta imparando anche a vincere partite in cui non segnano Vlahovic e Chiesa, ovvero i trascinatori delle primissime gare stagionali finiti poi ai box per infortunio e non ancora decisivi una volta tornati a disposizione. Senza tanti fuochi d'artificio, ha dato per esempio una gran mano Milik: gol decisivo contro il Lecce, a segno contro il Toro e protagonista sabato sera colpendo un palo - nell'azione che ha portato al gol decisivo di Cambiaso. Persino Kean, ancora a secco in fatto di segnature, ha svolto più che discretamente il compito che gli era stato assegnato: attaccante di grande fisicità e presenza, anche lui troverà prima o poi il successo personale e allora almeno lì davanti Allegri non avrà che l'imbarazzo della scelta.
Per il resto, è una Juve che ha imparato a fare a meno di Fagioli e Pogba forse anche perché il francese non è mai stato davvero a disposizione e che può permettersi il lusso di avere i giocatori contati in mezzo al campo dovendo dedicarsi soltanto al campionato.
In attesa di ulteriori e più probanti verifiche, intanto, la difesa è tornata impenetrabile e pure lì tutti stano dando il loro contributo, da Rugani a Bremer e fino a Gatti. Il quale, a dirla tutta, dovrà però imparare a limitare certi eccessi: il pugno (non sanzionato) tirato sabato a Djuric segue quelli a Kvaratskhelia e Luis Alberto. Meglio darsi una calmata.
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