Elettrochoc, l'ultima moda per "volare" in bici

Scarica corrente nel cervello. Aumenterebbe del 70% la forza e la coordinazione degli atleti

Elettrochoc, l'ultima moda per "volare" in bici

È una pratica che sta prendendo sempre più piede, anche nel mondo del pedale e interessa la testa, perché è da lì che parte tutto ed è lì che le attenzioni degli scienziati dello sport si stanno concentrando. Non è doping, anche se qualcuno vorrebbe che questa pratica sportiva, usata ancora da pochi ma certamente destinata a diventare alla portata di tutti, entrasse nelle liste di quelle illecite, al pari di una tenda ipobarica, vietata per altro solo da noi. Non fa scandalo, per ora, ma di sicuro fa parlare e discutere. Se ne parla da tempo e ne ha parlato anche un ciclista americano, Andrew Talansky, corridore della Cannondale Drapac, in un'intervista concessa a Business Insider poco prima di partire per la Grande Boucle.

L'americano ha usato uno stimolatore portatile (gestito da un semplice smartphone) per sollecitare la base cranica. La chiamano stimolazione cerebrale o neurodoping: è l'ultima frontiera nel miglioramento delle prestazioni atletiche. La tecnologia è semplice: due elettrodi posizionati sui lati opposti della scatola cranica e utilizzati per scaricare corrente elettrica. La tecnica è nota come stimolazione transcranica a corrente continua (tDcs), ed è stata originariamente pensata per il recupero delle lesioni al cervello o al midollo spinale.

Differisce dall'elettrochoc degli anni Cinquanta, sostanzialmente perché le correnti coinvolte sono da 500 a 1000 volte più basse; di fatto, una batteria da 9 volt è largamente sufficiente. La tDcs la sta sperimentando da tempo la nazionale americana di sci e snowboard (Ussa). Gli atleti di punta che praticano il salto con gli sci devono combinare potenza e bilanciamento per controllare discesa e salto a più di 100 km l'ora. I primi risultati secondo alcuni studiosi americani - mostrano che, applicando 4 volte alla settimana per 2 settimane consecutive la tDcs, la forza aumenta anche del 70% e la coordinazione dell'80%.

Talansky, che sta correndo il Tour, dice di ricorrere a questa pratica con regolarità. «Non solo io, ma anche il mio compagno di squadra Pierre Rolland», precisa. Una elettrostimolazione cranica. Un elettrochoc per aumentare le proprie prestazioni fisiche. Ma come va considerata questa pratica? Andrea Morelli, responsabile del laboratorio analisi del movimento settore ciclismo di Mapei Sport: «Come allenatore e biomeccanico l'argomento m'intriga. Mi sembra di tornare a 20 anni fa quando sono comparsi sul mercato i primi elettrostimolatori. In un primo momento anche quelle macchine erano considerate infernali». Pratica futurista, ma certamente usata anche se al momento non c'è ancora una letteratura scientifica sportiva che dica se porta benefici o meno? «È così prosegue Morelli -. Sappiamo che alcuni atleti ne fanno ricorso in allenamento, mentre altri prima di una competizione. Sulla base degli studi pubblicati sembrerebbe che l'effetto sulle competizioni di lunga durata sia quasi nullo, mentre potrebbe rivelarsi molto positivo nelle prove contro il tempo. Quanto positivo è ancora da vedere».

Si dice anche che diversi calciatori la utilizzino prima delle partite.

Le cuffie che hanno regolarmente in testa quando scendono dai pullman per entrare allo stadio, sarebbero nella sostanza delle cuffie munite di tanti aghi in gomma che «massaggiano» la base cranica, visto che possono essere governate da un semplice iPhone. Questi, per il momento, sono solo «rumors», illazioni. Non c'è ancora un calciatore che, come Talansky, sia uscito allo scoperto. Per il momento tutto resta avvolto dal riserbo più assoluto, in attesa di una scossa.

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