La favola sannita del Benevento

È la promozione di una città e di un territorio che devono ancora sanare le ferite dei giorni tremendi dell'alluvione

La favola sannita del Benevento

Il film di questa favola sannita potrebbe partire dal 24 ottobre 2015. Ottava giornata del campionato di calcio di Lega Pro, la vecchia serie C. Appuntamento serale per il Benevento che affronta in casa il Catanzaro. La partita finisce 1-1, ma ciò che resta nella memoria è lo striscione al centro della Curva Sud dello stadio sannita: “Rialziamoci” c’è scritto. Nove giorni prima, il 15 ottobre, tutto il Sannio è stato colpito da una devastante alluvione che con le esondazioni dei fiumi Calore e Tammaro ha provocato 5 morti e danni stimati per 450 milioni di euro. Benevento è in ginocchio, interi quartieri sono sott’acqua, Ponticelli e Contrada Pantano restano isolati per giorni. E la provincia non se la passa certo meglio, le strade sono interrotte in diversi punti, le frane danneggiano i centri urbani.

“Rialziamoci” si legge in Curva Sud e viene ripreso per solidarietà da diverse tifoserie italiane, anche rivali del Benevento. E gli ultrà giallorossi hanno preso la pala in mano e tolto il fango dalle strade, hanno organizzato collette per gli alluvionati, per chi ha perso la casa o il negozio. Assieme a tutti gli altri volontari che si sono rimboccati le maniche ben prima che lo Stato si facesse vedere con i soccorsi. “Rialziamoci” è diventato il mantra di una squadra e di una città. Rialziamoci e torniamo ad aprire il pastificio, lo stabilimento di semi agricoli, il bar, liberiamo i campi dalle frane, prendiamo le bottiglie di vino dal fango e cerchiamo di venderle lo stesso (“Sporche ma buone”, un successo incredibile, sold out in pochi giorni).

È la promozione di una città e di un territorio che devono ancora sanare le ferite di quei giorni tremendi, 11 imprese su 100 sono ancora ferme e 17 su 100 funzionano a mezzo servizio, secondo Confindustria. Il fango non c’è più da un pezzo, l’Arco di Traiano è tornato alla città proprio in quei giorni terribili, con la rimozione della copertura per lavori di manutenzione durati due anni.

La lettera B non si poteva nemmeno pronunciare in questi giorni. Troppa la scaramanzia nella terra delle streghe e del noce magico, troppa l’amarezza di una lunga catena di promozioni sfumate per un soffio in un lungo elenco di play off persi. I giallorossi detengono il record di partecipazioni ai gironi infernali della Lega Pro, ben 12, con 4 tentativi di promozione in serie B che si sono infranti contro gli avversari (con code avvelenate tipo la trasferta di Crotone il 6 giugno 2004, persa a causa di decisioni arbitrali che furono oggetto di inchieste).

È una promozione che non ha una sola faccia, il campione che prende la squadra per mano e la fa volare. Ma ha tanti volti. Quello di capitan Lucioni, un ternano che ha trasferito la grinta umbra nello spirito combattente dei sanniti, quello hipster della barba di Alessandro Marotta, attaccante istinto e precisione. Quella dell’allenatore, mister Gaetano Auteri, siciliano di Floridia, da western di Sergio Leone, che porta tutti i segni di oltre vent’anni di carriera in panchina. E sullo sfondo mettiamoci anche gli occhiali del presidente Oreste Vigorito, rimasto vigile anche se in una volontaria seconda linea.

Ma più di tutte, le facce di questa promozione sono quelle dei sanniti rimasti in questa provincia e quelli che la diaspora da

disoccupazione ha disperso in Italia e nel mondo, idealmente tutti attorno al cuore giallorosso, vogliosi di un nuovo protagonismo.

“Rialziamoci” diceva lo striscione. Benevento si è rialzata. E chissà che ora non cominci a correre.

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