Questa volta è veramente finita. Ron Dennis, storico presidente ed ex ad della McLaren, ha ceduto le quote che teneva dal 1981, anno della crazione dello storico marchio di Woking. La decisione, che appare irrevocabile, arriva al termine di un periodo caratterizzato da rapporti sempre più burrascosi tra Dennis e gli azionisti di maggioranza della società.
Ron Dennis, che con le Frecce d'argento ha conquistato 10 Mondiali piloti e 7 titoli costruttori in 35 anni di onorata carriera, era diventato uno dei più importanti dirigenti della Formula 1 dopo un "cursus honorum" da self made man. Lasciata la scuola a 16 anni per diventare apprendista meccanico, scalò le gerarchie della scuderia di Jack Brabham.
Entrato nella Project Four con un ruolo dirigenziale, nel 1981 fu tra i protagonisti della fusione con la scuderia McLaren, da cui nacque la McLaren Formula One Team.
Sotto la sua guida di responsabile del Team F1, la Mclaren si è aggiudicata 10 Mondiali individuali grazie a piloti del calibro di Niki Lauda, Ayrton Senna, Alain Prost, Mika Hakkinen e Lewis Hamilton, vincitore in ordine cronologico dell'ultimo Mondiale McLaren (2008).
Negli ultimi anni Dennis si era parzialmente disimpegnato dalla scuderia delle Frecce d'argento abbandonando il ruolo di responsabile del Team F1, "limitandosi" a fare il presidente. Ma gli screzi via via sempre più intensi con gli azionisti di maggioranza lo hanno convinto ad abbandonare definitivamente ogni incarico all'interno della casa di Woking.
Dopo avere ceduto nel 2009 la guida del team a Martin Whitmarsh, nel 2014 era diventato amministratore delegato del gruppo, ruolo abbandonato nel giro di appena due anni.
La McLaren è uscita da tempo dal gruppo di scuderie in grado di lottare per la vittoria di un Gp di
Formula 1. Se l'ultimo titolo piloti risale al 2008 con Lewis Hamilton, per risalire all'ultimo Gp vinto bisogna andare addirittura al 2012. Risultati molto negativi compensati dal segno "più" nelle vendite delle macchine sportive del gruppo.
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