Futuro d'oro per Fede. Ma non allenerà: "Sono troppo cattiva"

Saluta il grande nuoto (7ª) e rivela la relazione con il tecnico: "Senza di lui avrei smesso prima"

Futuro d'oro per Fede. Ma non allenerà: "Sono troppo cattiva"

E alla fine quel giorno è arrivato. The end. «Con il sorriso» ha sussurrato, «nuotavo col sorriso». Il giorno in cui Federica Pellegrini ha detto stop, regalando però ancora una lezione ai giovani. È un cronometro a rivelarla, freddo, impietoso, preciso. Non è quello del suo tempo (1'55''91) e il settimo posto nella finale vinta dalla giovane australiana Titmus che un anno fa, è doveroso ricordarlo, se i Giochi non fossero stati rinviati, non sarebbe stata ancora così forte. La lezione arriva dai tempi della staffetta 200 stile, quella poi squalificata, quella in cui Fede è stata nuovamente la più veloce rispetto alle sue più giovani compagne, nonostante l'età e una gara tirata sulle braccia. Lezione importante, speriamo venga recepita, proprio adesso che mentre gli applausi accompagnano l'uscita di scena di Fede, inizia la caccia a una erede, laddove non c'è ancora.

Ne stiamo avendo la riprova a questi Giochi, con Pilato, Quadarella e colleghe che faticano ad imporsi in quelle che dovevano essere le Olimpiadi delle donne del nuoto. Fin qui, è stata soprattutto Fede a lasciare, senza medaglie ma con tanto carisma e un approdo in finale a 33 anni che vale l'oro, un'impronta tangibile: un bel cinque, come le finali disputate ai Giochi olimpici nella stessa gara, i duecentostilelibero, così, tutti attaccati. Come soltanto lo squalo Michael Phelps nella storia del nuoto. Perché come ha scritto il presidente del Coni Giovanni Malagò, «hai già vinto tutto, ci hai regalato tanto. Lo sport italiano ti abbraccia, ringraziandoti: sei storia». Al nuoto italiano mancherà ora il faro, la luce che ha sfatato certi tabù e illuminato la strada per oltre quindici anni portando il suo piccolo mondo fuori dalle piscine. Così come ha fatto con la scherma Aldo Montano, con il quale ha condiviso il medesimo percorso olimpico, da Atene 2004 a Tokyo 2021, oltre all'esperienze in tv, al gossip, all'amore. Come ieri quando Federica, dopo la sua gara, ha annunciato, alternando gioia, lacrime, commozione, ciò che nell'ambiente tutti sapevano ma per rispetto tenevano sotto traccia e ciò che nel mondo esterno tutti avevano intuito: la storia d'amore con Matteo Giunta, il suo coach. «Abbiamo aspettato il momento giusto anche se poi era il segreto di Pulcinella. Se non ci fosse stato Matteo, probabilmente avrei smesso qualche anno fa» ha detto. «È un grandissimo allenatore e un compagno di vita speciale», ha aggiunto rivelando il rapporto ma anche la profondità della relazione con il coach 39enne, «lui è la roccia nel mare delle mie tempeste, è di una calma incredibile, emana serenità...» aveva infatti confidato più di una volta parlando però solo dell'intesa tecnica.

Il ruolo di Giunta è stato fondamentale, perché ha aiutato Fede a risorgere dopo le delusioni facendola peraltro esprimere come non mai in acqua pur con l'avanzare dell'età. «Sono molto contenta di quello che abbiamo fatto in questi anni, penso sia arrivato il momento giusto, ho capito di aver dato tutto il possibile per questo sport e dopo una finale olimpica non c'è più nient'altro da dire o fare. Sono in pace». Fede campionessa anche nel decidere quando smettere. E adesso? «Ho ancora tante cose da fare ma di certo non l'allenatrice, sarei troppo cattiva.

Tornerò a casa e poi festeggerò il compleanno. Poi a settembre farò le ultime gare della Isl a Napoli. Comunque, nel nuoto in qualche modo mi vedo ancora. Rimarrò aggrappata a questo sport». E a noi. In fondo, un amore senza fine.

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