Il giorno in cui il Manchester Utd stava per licenziare Alex Ferguson

Il 7 gennaio 1990 il tecnico si giocava il posto in un match da dentro o fuori contro il Forest di Brian Clough: sembra impossibile, eppure successe davvero

Sir Alex negli anni Novanta
Sir Alex negli anni Novanta

L'uomo di Govan si stringe nelle spalle. Viene dal poco, ma ha saputo costruire molto. Ora però rischia di perdere tutto. Il bottino raggranellato nelle ultime otto partite è deprimente. Quattro pareggi. Quattro sconfitte. Se invece ti volti indietro, va anche peggio: tre anni di speranze dissolte. Tre anni con la pancia che mugugna. Eppure nel novembre del 1986 i tifosi lo avevano accolto come il messia. Come l'uomo capace di rompere il sortilegio che voleva il club all'asciutto di titoli interni dallo sfumato 1967. Adesso che il suo Manchester Utd ondeggia sul baratro della retrocessione (è penosamente quindicesimo) ed è stato sbattuto fuori brutalmente dalla coppa di Lega (violento 0-3 Spurs a Old Trafford) le cose per lui assumono una piega scivolosa. Alex Ferguson mastica nervosamente una gomma, divorando la linea laterale. Le diottrie sono ancora benevole e non ci sono occhiali da spingere sulle narici: che sul prossimo futuro incombe un cielo funesto lo vede benissimo.

I risultati languono, ma nessuno si spiega il motivo. All'Aberdeen aveva vinto campionati in serie, ma - molto più rilevante - aveva anche sollevato la Coppa delle coppe in faccia al Real Madrid. A Manchester, invece, si è generato un cortocircuito insostenibile. Dalla Stretford End, l'ala più rovente del tifo mancuniano, si levano cartelli inequivocabili: "Fergie Out". "Tre anni di scuse e facciamo ancora pena". Anche la stampa chiede la sua testa. Nel club, a quanto pare, l'unico a fare da schermo è Bobby Charlton. Per il resto del board siamo arrivati all'ultimo giro di giostra, perché è chiaro che questo scozzese non è riuscito ad adattarsi. Che se ne torni a pescare salmoni sulle rive di un qualche rigagnolo del nord. L'ultimo avviso è appiccicato alle pareti familiari della FA Cup. Il 7 gennaio 1990 si gioca il terzo turno, quello in cui scendono in campo le squadre di First Division. Non sembrano esserci più dubbi: se perde anche questa, gli indicheranno la via che conduce più rapidamente all'uscita.

"Se nasci a Govan te lo porti dentro tutta la vita". Forse adesso Fergie, che è ancora ben lungi dal diventare Sir, si ripete come un mantra questa frasetta fino ad incollarla nelle tempie. Nel corso della sua carriera la riproporrà spesso, come una sorta di gesto apotropaico mentale. Come se quelle origini umili potessero in qualche modo esorcizzare le storture della vita. Così ci siamo. La resa dei conti prevede un menù impegnativo: il Nottingham Forest di Brian Clough. Non certo una gita nel parco, perché quelli corrispondono ad una scuola di alta specializzazione per il trionfo in coppa. Il sangue pulsa nella vena del collo. La concentrazione rincorre la tensione. Per aggiungere male al peggio si gioca al City Ground, il loro vialetto di casa. Ci sarebbero tutti gli ingredienti giusti per assistere all'ennesima debacle, ma la personale sliding door di Fergie - e dunque dello United - riprende a scorrere con un tempismo commovente.

A Fergie i polsi non tremano: schiera tre punte, bypassando la paura. In campo il Forest ama raccogliersi nel mezzo per poi sferrare affondi che fanno vibrare le coronarie dei Red Devils. Stavolta però la Dea del pallone ha preso una decisione irrevocabile: flirtare con Alex. Così, mentre i bookmakers rifiutano ulteriori puntate sul suo successore - tanto sono crollate a zero le quotazioni di Ferguson - i suoi ragazzi in qualche modo la sfangano. Hughes scodella un bel pallone nel mezzo. Accorre il giovane Mark Robins, che si coordina per calciare. Alle sue spalle, furente, arriva Stuart Pearce che, nella foga, spinge in avanti Robins fino a provocarne un fortuito colpo di testa che si infila alle spalle del portiere. Il vantaggio più fortunoso della storia. Proprio quando sembra fatta Nigel Jemson pareggia i conti. Tutto sembra condurre al replay, ma una bandierina sventola solerte: offside. Vittoria insperata. Panchina salva. Quella coppa lo United la alzerà sotto il cielo di Wembley, sconfiggendo il Crystal Palace nel replay.

Cavarsela per un soffio. Il fato a volte fa giri strani.

Se quel freddo giorno di gennaio avesse perso, i 38 titoli previsti nel suo futuro sarebbero stati un luogo meraviglioso destinato a non esistere. L'uomo di Govan adesso respira. No, non servono occhiali per intravedere un futuro radioso.

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