nostro inviato a Madrid
Una Juventus eroica viene piegata solo all'ultimo minuto da un rigore discutibile che manda in semifinale il Real Madrid. Vincere tre a uno al Bernabeu e uscire schiumando rabbia fa capire quanto sia stata vicina all'impresa la Signora. E l'arbitro Oliver riesce nell'impresa di far perdere la testa anche a Gigi Buffon che si fa cacciare a tempo scaduto proprio per protestare come mai aveva fatto in carriera per la decisione del fischietto inglese. L'entrata di Benatia è scomposta, il contatto può anche esserci, ma perdere così un quarto di finale di Champions League lascia l'amaro in bocca. Perché la doppietta di Mandzukic e il gol di Matuidi hanno fatto coltivare a lungo per oltre novanta minuti il sogno impossibile alla Signora. Adesso si tornerà parlare di formazione da rifondare, ma quella che esce dal Bernabeu è quantomeno una squadra che ritrova se stessa, perché vende cara la pelle su un campo proibitivo, riuscendo a pareggiare il triplice svantaggio dell'andata.
Resta una prestazione che può comunque essere una scarica di adrenalina per affrontare il finale di stagione. Perché tutto si poteva immaginare ma non che la Juventus riaprisse il discorso qualificazione in meno di quaranta minuti. Il gol a freddo di Mandzukic ha agitato Zidane in panchina e Cristiano Ronaldo in campo, il raddoppio ha spaventato il Bernabeu che in avvio aveva esibito uno squalo bianco divora Champions. Ma è la Signora in giallo a mettere paura: non mostra i denti, ma la testa del croato. Sarà un caso ma per la prima volta dopo Cardiff e Torino, Allegri si mette a specchio con il centrocampo a tre. Non è questione di moduli nel calcio, raccontano spesso gli allenatori, però non può essere una coincidenza che dopo essere stata maltrattata nelle ultime due occasioni, stavolta guarda in faccia i campioni d'Europa. Poi è anche vero che CR7 e compagni non sono cinici, perché in almeno tre occasioni Buffon è strepitoso una volta lo salva la traversa su Varane.
Chiudere il primo tempo avanti di due gol al Bernabeu aumenta i rimpianti pensando all'andata, a quel risultato almeno in parte bugiardo. Vedere CR7 più volte chiamare il tifo del suo pubblico fa capire quanto sia scattato l'allarme nello spogliatoio del Real. Infatti Zidane corre ai ripari: fuori Casemiro e Bale, dentro Vazquez e Asensio. Il Real Madrid attacca, ma sbatte su Buffon e quando scade l'ora ecco accadere quello che il capitano bianconero aveva definito «l'impossibile da provare a realizzare»: Matuidi segna il tre a zero sull'erroraccio di Navas che non blocca la palla.
A quel punto la situazione è in perfetta parità e inizia un'altra partita, la Juve paga ovviamente a livello fisico e deve gestire lo sforzo. Zidane perde Modric, ma è ancora Buffon a superarsi su Isco. Si rivede anche il muro bianconero di Wembley contro il Tottenham che soffre la pressione del Real Madrid ma sbanda raramente. L'unica volta è fatale con la beffa dell'epilogo finale che probabilmente è anche la parola fine sulla carriera in Champions di Buffon con un cartellino rosso esagerato ai limiti dell'assurdo per proteste che passerà alla storia, accompagnato anche dagli applausi di stima del Bernabeu. Cristiano Ronaldo dopo almeno cinque minuti riesce a segnare il rigore che manda in semifinale il Real Madrid, ma la Juventus non esce a testa alta. Di più.
Sfiorando un'altra impresa storica dopo quella della Roma, comunque due partite che hanno rimesso in equilibrio l'infinito confronto Italia-Spagna. L'esultanza esagerata del Bernabeu è la conferma di quanto hanno tremato i campioni d'Europa. Un rigore così al Bernabeu probabilmente lo daranno sempre. Ma questa Signora di eroi merita solo applausi.
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