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I sogni dell'Italbasket appesi ai "co-capitani"

Le prospettive per l'Italbasket alle Olimpiadi

I sogni dell'Italbasket appesi ai "co-capitani"
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La polvere d'argento di una fata cestista sulle ali della nazionale di basket che ieri ha raggiunto Miami, campo base prima del preolimpico in Portorico dal 2 al 7 luglio. Ci piace Azzurra gioiosa così come l'ha vestita Gianmarco Pozzecco, ma dal sogno all'incubo non c'è molto spazio.

Certo ha dato energia vincere a Madrid nel supplementare contro la Spagna, nell'amichevole dove motori da scoprire, squadre da rodare hanno lavorato con la testa altrove. Gli spagnoli di Scariolo al loro Preolimpico sul campo di Valencia, la Nazionale del Poz, invece, pensando a questa trappola portoricana che regalerà un solo passaporto per andare a Parigi, sapendo che i padroni di casa potrebbero sbarrarci la strada già nel torneo preliminare la notte del 5 luglio, sicuri che la Lituania è meglio della Costa d'Avorio e del Messico e potrebbe essere lei la rivale la notte del 7 luglio. L'incubo è proprio questo, ma ci restano i sogni dopo il risveglio contro la Georgia nella festa di Trento, dopo il tormento e l'estasi in casa di don Sergio. Noi ci teniamo il buono delle due amichevoli, lasciando agli allenatori la ricerca della pomata per guarire dai difetti.

Abbiamo visto che questa nostra Nazionale ha temperamento un'idea di basket che potrebbe anche confondere chi ha giocatori più alti, più atletici. Se la palla gira, se tutti avranno voglia di aiutarsi in difesa, allora non dovremmo avere paura. Portorico avrà il pubblico a favore, ma noi abbiamo le armi per mandarlo al tappeto. La fanteria leggera, i registi, Mannion per sfondare muri, Spissu per mettere la goccia di veleno negli attacchi, Pajola per azzannare e tuffarsi su tutto. Tonut una lama rotante con testa nuova, Petrucelli difensore con l'anima, la coorte per proteggere con il talento rivisitato di Abass e la fede del gregarione Ricci i nostri due co-capitani tenendo alto il morale del Polonara nell'anno dove ha combattuto contro una malattia seria e ci ha messo un po' per ritrovare la voglia di vivere, giocare ancora a basket, facendolo anche bene.

Dicevamo dei due co-capitani. Nic Melli ha la testa per pensare soltanto alla Nazionale a Parigi senza girarsi indietro, pensando al divorzio doloroso con Milano, alla nuova vita ad Istanbul in casa Fenerbahce.

Danilo Gallinari, invece, lo vogliamo gatto sornione come a Madrid, nella speranza che i quasi due anni senza basket vero, pur nella culla dorata della NBA, non gli abbiano rubato l'artiglio che ne faceva un giocatore speciale.

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