Inter, un guaio tira l'altro. La Lu-La calante del gol e i bollenti spiriti di Conte

Il tecnico potrebbe pagare con un mese di squalifica l'incontro ravvicinato con Maresca

Inter, un guaio tira l'altro. La Lu-La calante del gol e i bollenti spiriti di Conte

All'Inter piacciono i guai, ma forse è un'impressione. Magari basta un derby e passa tutto quanto. Certo che quella strana impossibilità di essere normali... Qualcuno dirà: guai? È seconda in campionato e domani si giocherà il quarto di coppa Italia contro il Milan. La squadra è forte, anzi ha realizzato più gol di tutti. Però qui si fermano le positività. Qualcuno vorrà negare che l'Inter abbia perso, a Udine, l'occasione per mettersi in testa alla serie A e cominciare a tirare il collo agli avversari? Si va dalla possibilità sprecata (quanti i jolly ancora a disposizione?) all'ipotesi di ritrovarsi con l'ultimo colpo in canna: vincere o non vincere il derby di coppa, fa una bella differenza.

«Maresca, ancora tu!» eccolo il refrain che accompagnerà Conte e il club per il resto della stagione. Originale rifarsi a Lucio Battisti, molto meno avercela con un arbitro per «diversità di punti di vista» direbbe il tecnico. E qui sono guai: l'eccesso senza freno potrebbe portare ad una squalifica pesante. Magari anche l'arbitro pagherà un conticino. L'allenatore rischia il salasso: un mese, sussurrano voci di corridoio. Dipenderà dal rapporto arbitrale, dal detto e dal non visto (c'è chi ha scritto di mani addosso): esiste sempre l'alternativa di una mano leggera. Eppure, comunque vada, Conte sarà nei guai: dovrà calmarsi sennò rischia ci vada di mezzo la squadra. Quella sceneggiata non è stata un bel vedere per una società che paga profumatamente anche per non combinare guai.

Non è bella l'Inter vista in campo, con tanto di cannonieri (Lukaku e Lautaro) annacquati (a secco dal Crotone, da quattro gare): a Udine per la prima volta squadra senza gol, la classifica dice 5 punti in meno rispetto all'anno passato. Non è proprio un'Inter scatenata. E non è bello vedere Oriali e Conte scatenarsi a bordo campo. Dice la battuta che Oriali quest'anno è entrato in campo più di Eriksen e non certo per battere le mani. Il Piper, di nomea calcistica, è componente dello staff azzurro di Mancini: possibile non riesca a ricordare il doppio, e significativo, ruolo? Vero che ha sempre avuto questo vizietto, fin dai tempi di Mourinho: per contratto e per nobiltà calcistica spetterebbe a lui frenare i bollenti spiriti dei suoi allenatori. Ogni tanto li sorpassa. E non è questo il momento per santificare l'Inter dei bollenti spiriti. I problemi societari rischiano di creare grattacapi: la società è solida ma non può far movimenti di mercato, mentre è in corso la due diligence di Bc Partners. Marotta ha confermato: «Mercato chiuso». Anche l'ipotesi dello scambio Eriksen-Dzeko trova ostacoli nel contratto pesante del romanista e nelle necessità nerazzurre di vendere il danese, piuttosto che prestarlo. Il Real Madrid ha provveduto a togliere il club dall'imbarazzo circa il pagamento rateizzato di Hakimi. A metà febbraio andranno pagati almeno un paio di stipendi arretrati: manca liquidità.

Conte ha lasciato intendere un vago snobismo sulla coppa Italia: forse proverà Eriksen, Sensi e Darmian. Snobbare è un buon alibi. Vincere è meglio. E nessuno potrà far intendere sia meglio sdrucciolare con i piedi che con la lingua.

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