Italia, gol con il contagocce Conte spera negli "esodati"

Il ct ha ottenuto il massimo: "Sono un sarto che cuce con quel che ha". C'è solo Pellè, aspetta che giochino Immobile, Zaza, Rossi e Balotelli

Italia, gol con il contagocce Conte spera negli "esodati"

nostro inviato a Palermo

Nelle vesti di sarto, Antonio Conte ha usato l'arte tutta italiana di arrangiarsi. «Cucio con quel che ho», l'ammissione del ct che ha superato la doppia tappa di settembre incassando i sei punti disponibili. Il massimo per mettere la testa avanti nel girone e guardare con più ottimismo agli ultimi 180 minuti delle qualificazioni.

A piccoli passi, con un golletto per volta, Conte sta inquadrando l'obiettivo. Il rendimento e l'atteggiamento sono low-cost, in linea con la scelta dei voli economici di molti dei suoi azzurri ripartiti ieri da Palermo. Il sogno è arrivare all'appuntamento di giugno in Francia con una squadra rodata e con un attacco di spessore. Dalla coppia Immobile-Zaza, ora in disgrazia per il diktat del ct («chi non gioca nei club non può venire in Nazionale»), si è passati a una soluzione con un tridente composto da una punta (Pellè) e partner diversi a seconda delle sfide: attaccanti esterni - Gabbiadini ed Eder con Malta -, soluzione che ha deluso o esterni d'attacco - Candreva ed El Shaarawy con la Bulgaria -, più convincenti.

Conte si aspetta che lì davanti il nostro campionato regali qualcosa di più: Pepito Rossi, di cui vanno ancora testate le condizioni fisiche, sarebbe l'ideale; Balotelli e Cassano non sono proponibili (e non sono graditi dal ct); Destro deve ritrovare smalto e minuti a Bologna. In attesa che crescano i giovani virgulti Berardi e Bernardeschi. «Se l'Europeo fosse stato l'anno scorso, avrei chiamato Toni...», così tra il serio e il faceto il ct, che ripete di non chiudere le porte a nessuno. Ora serve il talento, non solo la buona volontà.

Con questo panorama d'insieme, i 18 punti conquistati sono grasso che cola. Anche se poi l'attenzione si sposta sulla casella delle reti segnate: dei ct azzurri degli ultimi 50 anni (13), Conte ha la media gol più bassa (1,25). Ne sono arrivati 11 nelle otto partite del girone - peggio solo il Galles e il Portogallo che però ha disputato tre gare in meno -, e 4 in altrettante amichevoli (la nazionale di Cristiano Ronaldo è stata l'unica a non subire gol dagli azzurri). Il gol di gomito di Pellè - tre le sue reti, un quinto del bottino totale - e quello con un rigore (dubbio) di De Rossi sono la scarsa eredità realizzativa di settembre.

E tra tanti sorrisi della serata di Palermo, in una frase è emerso il reale disagio di Conte che non ama le facili illusioni, da buon allenatore pragmatico che bada alla sostanza e deve fare di necessità virtù anche a prescindere dall'avversario: «Dobbiamo essere più concreti, tiriamo troppo in porta e realizziamo troppo poco. Va invertita la rotta, basta un rimpallo sfavorevole, un golletto degli avversari e perdi punti anche quando non dovresti. E non possiamo permettercelo».

Da 809 giorni la nazionale non segna più di due gol in una gara (l'ultima volta nella Confederations brasiliana con la quaterna al Giappone). «Io ricordo poche goleade...», così alla vigilia di Italia-Bulgaria Gigi Buffon, una delle certezze per il futuro a breve e medio termine: in campo ha salvato un paio di volte il risultato, fuori ha risposto a Marotta, difendendo d'ufficio l'amico Pirlo. «Ha detto che un giocatore deve capire quando è il momento di smettere? Io credo che questo momento, per me e per Andrea, non sia ancora arrivato».

Resta il fatto che Verratti, senza l'ombra lunga di Pirlo, ha dimostrato di funzionare meglio, garantendo continuità e giocate essenziali, grazie anche a spazi più ampi. Un altro problema che Conte dovrà risolvere già da ottobre quando bisognerà staccare il pass europeo. Magari senza attendere l'ultimo appuntamento romano con la Norvegia...

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