Vince il rigore e chi lo tira bene. Perde la qualità difensiva dell'olandesone De Ligt, che quest'anno è stato barriera ed invece ieri sera gruviera. Sono gli scherzi di una finale ad alto potenziale di colpi al cuore. Chi resta e chi va: immagini di una finale valsa il prezzo del biglietto ed anche del tifo. Inchino a Ivan il terribile Perisic, l'hombre del partido che forse se ne andrà. Tocca a lui l'onore di tirare fuori l'Inter dalle secche di una finale partita con il rombare di Barella, incrinata dal terzetto gol e fantasia composto da Morata, Dybala e Vlahovic, e infine riportata nel solco dei sogni d'oro nerazzurri dal rigore di Hakan Calhanoglu e dalla doppietta di Perisic: un rigore tirato con il destro, eppoi un siluro calciato con il sinistro. Vince il croato meno lodato, soprattutto il croato per tutte le stagioni e per i momenti che contano. Ha 33 anni ma non li dimostra. Alla faccia di un calcio che cerca la gioventù.
In cinque minuti il devastatore della fascia sinistra ha mandato l'Inter alla vittoria dopo aver lottato e corso, corso e lottato come gli dice l'istinto calcistico. Forse se ne andrà, anche se la dirigenza nerazzurra sta tentando di trovare la soluzione per un accordo. Giocatore universale, il vero pallone d'oro nerazzurro, che ha ricoperto d'oro la squadra di questo anno nel quale le grandi prestazioni si sono alternate alle stravaganti interpretazioni della squadra. Lui sempre sul pezzo, pronto all'assist che conquista o al gol che demolisce. Nove gol nella stagione per dire addio, ma la solita determinazione intrisa di professionismo per dimostrare la bontà sua calcistica. Antonio Conte lo aveva lasciato andare in Germania e lui ha vinto la Champions con il Bayern. Sarà un caso se ieri sera era uno dei pochi che aveva vinto a livello internazionale? No, le finali sono fatte per chi ha la caratura, il talento e la capacità di vincere, e far vincere, quando serve. Perisic aveva segnato solo due gol alla Juve in questi anni, le ha rifilato la doppietta nella notte di una finale. Eccolo il segno del campione. Ma Perisic c'è sempre stato: 80 chili per 1 metro e 86, ci sta tutto in qualità calcistica. Eccolo il croato che ha vinto la sfida con Vlahovic che ha ritrovato il gol ma si è ritrovato con un compagno (De Ligt) traditore. E se Calhanoglu ha rilanciato la via al rigore che non lascia scampo, Perisic ha fatto intendere che non c'è destro o sinistro che ne trattenga la violenza del tiro e la bellezza dei gol.
Sono 52 le reti in maglia nerazzurra, questo il settimo anno di contratto. Settebello in tutti i sensi. Nel finale di stagione ha segnato contro Bologna e Udinese. Ha realizzato al Milan nel derby. Ha demolito la Juve in finale. All'Inter avevano già acquistato il sostituto.
Sicuri si possa sostituire? Ieri sera se ne andavano in tre: Chiellini, Dybala e forse Perisic. Chissà mai che l'Inter non pensi di tenersi stretto il suo Ivan il terribile. E per Dybala vada come vada: Joya o non Joaya contano i gol. E Perisic se ne intende.
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