Sventola il bandierone allegro della nostra nazionale terra-acqua: atletica e nuoto hanno riempito un bel forziere di medaglie. Vabbe' poi ci si mette Paolo Camossi, allenatore di Jacobs, a rompere le uova nel medagliere con critiche alla guida tecnica della nazionale: dimenticando di essere comunque artefice di una certa frittata della staffetta 4x100 e che il dt La Torre può far scuola a tanti. Ma al di là di uno Jacobs si o Jacobs no, tra mondiali ed europei è stato un gran vedere e un buon raccogliere. E l'Italia ha mostrato di essere squadra, sia che si agiti nell'acqua sia che si sprema in pista e per strada. Il nuoto lavora su una new generation, l'atletica raccoglie frutti seminati dalla precedente gestione e conferma che Stefano Mei è un presidente nato con la camicia.
Il mondo dell'acqua si è raccolto intorno alla leadership di Greg Paltrinieri, sfrontato esploratore degli orizzonti delle fatiche, l'atletica intrisa dei suoi malumori si è affidata alla sana follia di Gimbo Tamberi e all'individualismo da prima donna di Marcell Jacobs. E proprio in chiusura di Europei si è vista la differenza di un leader come Paltrinieri e quella di un presunto (non ancora presuntuoso) leader come il MJ di casa nostra. Paltrinieri, sfinito dalle sue fatiche, non si è negato alla staffetta che poi ha portato l'ultimo oro del fondo. Jacobs, invece, ha interpretato una commedia degli equivoci sul suo stato di salute, sulla disponibilità e sulla vocazione a correre più per il tornaconto personale (si pensa anche ai meeting) che per la squadra. Entrambi sono stati grandi dopo i momenti di sofferenza fisica, hanno fatto vedere tempra e stoffa di un campione, sono stati apprezzati all'estero e glorificati in questo anno di post olimpico, che non è mai facile. Però Greg ci ha lasciato con il palato dolce, Marcell con l'amarognolo in bocca. Paltrinieri resterà un ragazzone di successo. Jacobs dovrà riconquistare un rapporto di fiducia con compagni che cominciano a non gradire i tradimenti (con certificato medico) alla staffetta. L'ultimo atto è stato perlomeno stravagante: Jacobs si rimette in piedi dopo l'infortunio ai mondiali dove ha salutato la compagnia ancor prima che andasse in pista, nemmeno avesse già prenotato l'aereo. Corre da fenomeno semifinale e finale europea: corroso da una contrattura sfodera un 995 che nemmeno Carl Lewis... Grida di voler correre la staffetta, eppoi dopo un allungo di prova in pista, dove fila come una freccia, va dal fisioterapista e annuncia un dolorino, non al fastidioso polpaccio ma poco più sopra. Il mago dei muscoli lo carezza nel punto e dichiara lo stop. Nel frattempo il tecnico della staffetta aveva fatto scaldare la riserva Polanco, avendo già capito la musica. Camossi dirà che non voleva farlo correre, mentre la gestione tecnica gli aveva chiesto la presenza in semifinale dove la squadra era indebolita dall'assenza di Tortu e di Desalu che aveva chiari problemi di fatica muscolare.
Il referto per Jacobs dice: sovraccarico funzionale, che significa tutto e niente. Definiamola commedia degli equivoci, sperando che un giorno anche Marcell riesca ad essere un leader alla Paltrinieri. Sarebbe una medaglia in più.
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