"Alla Juve ero di troppo. Ringiovanito dal Milan. Con l'Inter un derby Real"

Gonzalo Higuain: "Da Torino sono stato cacciato. Lo dicono tutti... Qui ho 5 anni di meno. A S. Siro come al Bernabeu"

"Alla Juve ero di troppo. Ringiovanito dal Milan. Con l'Inter un derby Real"

nostro inviato a Milanello

L'attaccante più prolifico del campionato italiano negli ultimi cinque anni, dall'alto dei suoi centoquindici gol, sembra un condannato al patibolo quando attraversa il campo di Milanello per consegnarsi alla prima intervista ufficiale con la maglia del Milan. Ma Gonzalo Higuain cambia marcia anche a parole come gli succede in campo. Dopo un avvio di stagione senza reti, ecco cinque partite di fila a segno. Il miglior modo per avvicinarsi al derby.

Dopo il Mondiale, si è presentato tirato a lucido. E poi quegli occhi il giorno della presentazione, ha raccolto subito la sfida.

«Mi sono tolto quattro-cinque anni, sono tornato ai tempi di Napoli. La Juve mi ha reso ancora più vincente, è una macchina da guerra e ti prepara per quello. Il Milan m'ha dato quello che stavo cercando dopo un mondiale così. Sono felice e mi diverto».

Quindi è tutto perfetto?

«Sono dispiaciuto per la classifica. Abbiamo perso cinque punti tra Napoli e Atalanta. Dico che se non siamo attaccati alla Juventus è per errori nostri».

Pensa allo scudetto?

«È una competizione in cui conta la continuità. Ci manca ancora qualcosa, l'obiettivo è portare la squadra in Champions e segnare il maggior numero di gol possibili. In Europa League e coppa Italia, invece, dobbiamo provarci».

Per Maldini si deve tornare a vincere in 3 anni...

«Penso abbia ragione. Ma io non posso aspettare. Come squadra dobbiamo avere la consapevolezza di provare a vincere subito. Il Milan deve competere per tutto».

Per riuscirci cosa pensa sia utile portare dalla Juventus?

«Una cosa micidiale: vincere le partite con un gol. Noi forse vogliamo farlo 6-3, 7-4... Dobbiamo imparare a fare un gol e chiudere le partite così, se non si riesce a fare il secondo».

Invece Silvio Berlusconi ha detto che la vede troppo solo in attacco.

«All'inizio. Perché eravamo troppo indietro, però nelle ultime tre partite abbiamo fatto 10 reti. Il problema è che subiamo troppo».

Lei dà una mano, ma soprattutto vuole sempre il pallone tra i piedi.

«Non mi piace stare senza toccare il pallone, mi annoio».

Romagnoli ha detto che sareste disposti a morire per Gattuso. Cosa ne pensa?

«Sono d'accordo con Alessio. Il mister mi ha conquistato subito. Ho giocato contro di lui in Champions. Ho fatto una buona scelta perché mi sta migliorando. È una persona che ama il calcio come Sarri. Ha una voglia matta di vincere e mi piace perché prova a far uscire il meglio di me. È molto esigente, ma muore per i suoi giocatori: per questo lo seguono. Non ci sono tanti allenatori così».

Neanche Sarri?

«Lui rimane il migliore che abbia mai avuto, anche se Gattuso gli assomiglia tanto».

In mezzo c'è stato Allegri.

«Mi ha migliorato nell'aiutare la squadra a difendere, poi le cose del calcio ci hanno diviso».

La panchina nella finale di coppa Italia, proprio contro il Milan, è stata decisiva nell'addio alla Juventus?

«Dentro ho sentito che si era rotto qualcosa. Poi hanno preso Ronaldo... Io non ho chiesto di andare via. Con l'arrivo di Cristiano volevano fare il salto di qualità, loro mi hanno detto che non potevo rimanere. Per me il Milan è stato la soluzione migliore. Poi se la società pensa di aver fatto la cosa giusta, è una decisione loro. Praticamente, lo dicono tutti, mi hanno cacciato. Ma non c'è nessun sentimento di rivalsa».

Non è un passo indietro?

«La storia del Milan dice che bisogna cercare di vincere tutto. A Milanello si respirano calcio e successi. Mi è piaciuta la convinzione con cui sono venuti a prendermi Leonardo e Maldini. Al Chelsea mi voleva solo Sarri, qui tutti».

E cosa pensa dell'effetto CR7 sulla serie A?

«Il campionato italiano è forte da sempre, lo era anche prima dell'arrivo di Cristiano. Poi uno come lui aggiunge valore».

A proposito di addii. Perché i grandi quando vanno via da Napoli hanno problemi con Aurelio De Laurentiis?

«La colpa è di tutti noi... Da Lavezzi a Cavani. Con me si è preso 94 milioni... Poi ha contattato un allenatore quando Sarri allenava. Tutti hanno problemi con lui. Io mai dirò male dei napoletani. Mi hanno amato, ora mi odiano: adesso non posso raccontare quello che penso».

Anche perché c'è un derby da giocare. Da Buenos Aires a Madrid, fino a Torino, sono le sue sfide.

«È il primo a Milano, ha un sapore speciale. Lo considero alla pari di quello di Madrid. Anche se sarà una sensazione strana. Perché giochiamo a San Siro, ma in trasferta. Deve essere una spinta in più».

Nella passata stagione al Meazza ha fatto una doppietta ai rossoneri e il gol scudetto all'Inter.

«L'atmosfera particolare di questo stadio mi esalta, ora ancora di più visto che è la mia casa».

Perché il Milan deve vincere?

«Per avere la consapevolezza di non essere inferiore a nessuno, che è diverso dall'essere migliori di tutti».

Weah, Inzaghi, Shevchenko, Kakà, Ronaldinho, Ronaldo e Ibrahimovic hanno tutti segnato al loro primo derby...

«Spero di far parte di questo club, anche se la cosa più importante è vincere, non chi segna».

A proposito di bomber, dall'altra parte c'è Icardi.

«Si gioca in undici più tre cambi contro undici più tre: non è una sfida tra noi due. È il gioco del calcio, non è tennis. Lui ha ancora margini di miglioramento. Rapporti? Non ne abbiamo».

Cosa gli invidia?

«Il colpo di testa, è micidiale. E dentro l'area è un assassino».

Lui è capitano, lei indosserebbe mai la fascia?

«Non mi piace essere capitano, non potrei. Giocare insieme? Nessun problema a giocare con altri attaccanti, ma anche loro si adattino a me».

E se dovesse arrivare Ibra?

«A me piace giocare con i grandi campioni e lui lo è».

I tifosi dicono che lei sposta davvero gli equilibri.

«Semplicemente provo a dare il meglio di me, sempre».

È un maestro per Cutrone?

«Non mi considero maestro di nessuno, se mi vede come un esempio mi rende orgoglioso».

Chi è stato il suo idolo da bambino?

«Ronaldo, il Fenomeno. Non potrò mai essere come lui».

Da pochi mesi è papà.

«La nascita di Alma mi ha cambiato. Provo ad arrabbiarmi il meno possibile, di non portare a casa l'energia negativa.

Anche se è difficile, perché sono una persona impulsiva».

Il Diavolo non è solo il suo elisir di lunga vita, ma anche un'oasi di serenità. Reina passa e lo prende in giro e il Pipita se la ride. È il vecchio-nuovo Higuain rossonero con vista sul derby.

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