''Per me non esistono non esistono tifosi più o meno degni di ricevere il mio affetto'', arriva pronta la replica di Federico Bernardeschi alle accuse degli ultras della Juventus.
Il calciatore era comparso a sorpresa in un'intercettazione nell'ambito dell'inchiesta Last Banner che ha portato all'arresto di 12 ultrà juventini. Nella telefonata Dino Mocciola, uno degli arrestati e capo dei Drughi, gruppo leader della Curva Sud si lamentava con uno dei suoi luogotenenti proprio di Bernardeschi, reo di aver sbagliato la zona di lancio alla fine della partita Lazio-Juventus dello scorso 27 gennaio: ''Sta storia deve finire! Noi eravamo, siamo proprio sotto qua, no? Trenta metri per buttare la maglia di là. Hanno rotto i co… questi qua. Bernardeschi ha preso la maglia e l’ha buttata dalla loro parte, capito? Ci è passato davanti ed è andato lì a buttargli la maglia. Ma glielo hai detto a questi oh? Ma non è venuto nessuno, è venuto solo questo".
L'ala bianconera ha deciso di rompere il silenzio attraverso il suo account Instagram con una presa di posizione molto forte: ''Leggo un’intercettazione nella quale un ultras mi accusa di aver lanciato la maglietta a un gruppo di tifosi diverso dal suo. Vorrei essere chiaro: quando ho la possibilità di ringraziare i miei tifosi regalando la maglia, non faccio distinzioni “politiche”, né calcoli su quale gruppo sia meglio scegliere. Per me non esistono tifosi più o meno degni di ricevere il mio affetto.
Per me i tifosi della Juve, quelli che ci sostengono, ci criticano, cantano o fischiano, sono tutti uguali, tutti degni e importanti, perché ad unirli non è il nome del loro gruppo ultras, ma la passione immensa che ci unisce tutti quanti per i colori bianconeri. Il resto sono solo chiacchiere''.Segui già la nuova pagina Sport de IlGiornale.it?
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