«Tic tac, tic tac». A leggere il post su Instragram pubblicato ieri mattina da Zlatan Ibrahimovic, una sorta di buongiorno per i tifosi del Milan, è solo questione di ore. Forse di qualche giorno. Il tempo necessario per mettere a punto i contratti, sottoscriverli, completare il giro d'informazione con Pioli e licenziare il comunicato ufficiale del club. A stretto giro di social, dopo la nota di Ibra, è arrivata la foto di Gerry Cardinale abbracciato con Giorgio Furlani, ad rossonero, con la scritta «right now» («giusto ora») per smentire i pettegolezzi più che indiscrezioni di fonte giornalistica, relative a una improbabile rottura tra l'azionista e il manager di prima linea. All'ora di pranzo, per la colazione con la delegazione Psg, il primo commento dello stesso Furlani, senza apparire entusiasta, è stato: «Zlatan è un campione, certo che vorrei lavorare con lui». E qui si può riavvolgere il nastro e ricordare alcuni passaggi precedenti in materia. Fin dal giorno successivo all'esonero di Maldini (con Massara), e cioè 5 giugno 2023, Cardinale e il Milan hanno chiesto a Ibra di rientrare nei ranghi con un diverso ruolo naturalmente, dopo aver smesso finalmente gli scarpini da calciatore.
La risposta, nell'immediato, fu la seguente: «Ho appena chiuso con la mia carriera, voglio dedicarmi alle vacanze e alla mia famiglia trascurata in precedenza. Ci sarà tempo per ridiscutere». Ibra partì per la Sardegna con moglie e figli, il Milan della nuova triade Furlano-Moncada-Pioli si concentrò sul mercato. Nel frattempo ci furono altri incontri: con Furlani, con Scaroni presidente oltre che con Cardinale. Ma proprio in quei giorni, su il Giornale, scrivemmo più volte che la presenza di «un uomo di calcio, capace di fare da ufficiale di collegamento tra Milanello e casa Milan, squadra e governance del club quindi, sarebbe stata indispensabile». Con la previsione che quella stessa presenza sarebbe diventata indispensabile appena si fosse registrato qualche turbolenza (leggi risultato negativo). Così è puntualmente avvenuto.
È vero che di recente, interpellati Pioli e Maignan, le risposte ricevute non sono state esattamente di totale apertura. «Ho stima e affetto per Ibra ma dal club ho ricevuto tutto quello che mi è necessario» la frase del tecnico. Il portiere francese è stato più sbrigativo: «Zlatan grande leader ma il passato è passato».
Chi governa un'azienda non può farsi dettare l'allestimento dello staff dirigenziale da tecnico o calciatori, collaboratori del momento. Là dove mancano queste figure, si verificano corto-circuiti tipo Napoli (dopo la partenza di Giuntoli), tipo Juve prima dell'arrivo di Giuntoli, tipo Lazio dopo l'addio a Tare.
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