L'assicurazione Wembley non funziona più. Il Ct con le spalle al muro

Sempre graziato per l'Europeo, gli resta solo l'alibi della pochezza del nostro vivaio

L'assicurazione Wembley non funziona più. Il Ct con le spalle al muro

Da Wembley a Napoli il cerchio si è chiuso definitivamente. Se qualcuno ancora fosse convinto che l'eliminazione dal Mondiale per mano della Macedonia sia stata una crudele ingiustizia, la débàcle del Maradona è stata la sentenza tombale sullo stato del calcio azzurro. L'Italia in una sola volta ha raccolto la prima sconfitta interna in una gara di qualificazione europea dopo 24 anni (Italia-Danimarca 2-3 del 1999, sempre a Napoli, ct Zoff) e la prima sconfitta casalinga contro l'Inghilterra addirittura dopo 62 anni, dal 2-3 del 1961 firmato da Hitchens e Greaves, con Ferrari ct . Una sconfitta maturata dopo un primo tempo imbarazzante, anche se nella ripresa Roberto Mancini ha visto «un'Italia straordinaria», illusione ottica che evidentemente si poteva avere solo dalla panchina.

Ripartire in questo modo dopo il secondo Mondiale guardato in tv non fa certo piacere. E il ct, graziato e comunque sempre celebrato anche dopo la clamorosa eliminazione da Qatar '22, si trova improvvisamente a fare i conti con una critica un po' spazientita. Riproporre l'ossatura di base della squadra campione d'Europa (a partire dall'imprescindibile Jorginho) può portare agli stessi danni di un anno fa, ma il ct ha due alibi che si gioca costantemente: ha pur sempre vinto un Europeo e il materiale su cui scegliere è scarso in tutti i sensi. Sulla vittoria europea nessuno può certo attaccarlo, anche se la stessa Inghilterra battuta in finale, a Napoli ci ha dominato a lungo, come aveva fatto la Spagna agli Europei.

Il vero punto su cui Mancini è inattaccabile è il secondo: la pochezza del vivaio italiano. Le ricette sono molte, a partire da quella del ministro Abodi che vuole finalmente mettere in atto la ridistribuzione di una quota dei diritti tv in base all'utilizzo di giovani italiani, ma il sistema calcio va in un'altra direzione, ovvero sul mercato estero a mani basse, aiutato anche da certe scelte legislative. Però non si possono accusare i club di imboccare questa scorciatoia e poi risolvere i problemi facendo lo stesso, ovvero andando a prendere un Retegui (e tutti gli altri che il ct ha già messo in preallarme) che con il calcio italiano non ha nulla a che fare, a parte un bisnonno Se rivendichi il coraggio di chiamare in Nazionale un Pafundi, devi farlo anche con un attaccante. Se Immobile e Raspadori sono rotti, ce ne sarà uno da chiamare dalla Under, come si faceva un tempo? Altrimenti è inutile aggrapparsi alla retorica dei ragazzi che non giocano più per strada, che al limite poteva valere per la sua generazione, ma ormai è da almeno cinquant'anni che non lo fanno più. E nel frattempo abbiamo vinto un Mondiale e un Europeo. Il numero di tesserati del calcio continua ad essere predominante nello sport italiano, se i risultati non arrivano ci sono errori di costruzione di questi atleti.

Filippo Galli, in un'intervista alla Stampa, spiegava che anche nei settori giovanili conta solo il risultato, perché i tecnici hanno paura di essere licenziati. E, spinti da orde di genitori assatanati, continuiamo così. Ma, tranquilli: domenica vinciamo a Malta, magari con tripletta di Retegui, e possiamo tornare a fare i caroselli.

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