Le idee contano più dei soldi sostiene Arrigo Sacchi. Vero. Ma nel caso dell'ultimo Milan ci sono altri valori che splendono in questo lunedì tricolore vissuto dopo un digiuno troppo lungo e malinconico perché diventi abitudine. «Alla seconda stella ci arriviamo prima noi» risponde Paolo Maldini a una battuta in tv da Fazio ma è la stessa sicurezza declinata nei mesi passati dallo stesso Paolo al sodale Beppe Bergomi («noi siamo una squadra forte»). È quello che ha spiazzato la concorrenza. Pensavano che la ricreazione sarebbe finita e che i ragazzotti di Milanello sarebbero tornati in riga. E invece chimica tra le componenti, idee e valori hanno scavato la differenza. Di certo questo è il «primo scudetto sostenibile» come spiega e racconta Ivan Gazidis, sceso dagli uffici di casa Milan per un brindisi e una foto ricordo con la coppa del tricolore. «Il segreto è stato l'unità» è l'altra sua riflessione a voce alta che conferma quel che di miracoloso avvenne nel luglio del 2020 quando si abbandonò la pista tedesca, Pioli ebbe una conferma inaspettata e Paolo Maldini rimase da solo al comando dell'area tecnica. «Unità e valori condivisi, per esempio mai ci siamo lamentati» è la seconda tessera del puzzle costruito settimana dopo settimana, nonostante qualche sgambetto, colloquio dopo colloquio, aprendo un conto corrente gigantesco di fiducia nei confronti di staff tecnico e calciatori. «Poi i tifosi sono stati il carburante per il spingere il motore al massimo» il riconoscimento del feeling capace di spaventare uno stadio intero, come appunto a Reggio Emilia.
E ora via libera alla trattativa per il passaggio da un fondo all'altro, senza disperdere il contributo di Elliott che rimarrà a bordo sia pure sullo strapuntino della minoranza. Nel frattempo il piano industriale del prossimo Milan è già pronto e non può attendere. Origi, centravanti del Liverpool, è annunciato a Milano nei prossimi giorni per le visite mediche. Non è il solo. Perché Adli, già sotto contratto, è della scorsa estate e perché Bosman e Renato Sanches non sono due illazioni ma due negoziati a buon punto, da completare. Adesso anche Romagnoli - dato in partenza verso la Lazio ma senza aver ancora firmato - prende tempo per decidere e orientare il suo destino. Perché la certezza della Champions è una grande attrattiva. Di sicuro la prossima mossa più importante riguarderà un sette di indiscusso talento: Saelemaekers si è spremuto come un limone, Castillejo è in partenza per la Spagna, Messias corre il rischio di non essere riscattato per lasciare posto a un profilo più eccitante. Berardi, uno dei pochi a battagliare domenica, continua a coltivare qualche speranza. Ma il vero nodo da sciogliere è quello di Leao. Sul conto del quale la notizia del giorno è questa: quando arrivò, estate del 2019, scelto nonostante facesse panchina a Lille, in Francia, Boban, Maldini e Massara ne blindarono il cartellino con una clausola rescissoria da 150 milioni, la conferma solenne della convinzione d'aver reclutato un potenziale fuoriclasse.
Evidente: si presentasse qualche sceicco con quella cifra, Maldini e Massara farebbero in tempo a dirottare l'incasso per completare il potenziamento e magari rendere ancora più solido il bilancio del prossimo 30 giugno. Perciò è un passaggio fondamentale l'incontro col suo agente Mendes. Leao ha altri due anni di contratto, non c'è molto tempo per convincere la compagnia a promettere un altro pezzo di fedeltà.
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