Il cantiere Inter continua a lavorare con vista sul debutto del 13 agosto a Lecce. Da una parte, Inzaghi che pensa al modo migliore per integrare Lukaku negli schemi della scorsa stagione; dall'altra Marotta, che risponde a ogni chiamata, sperando che sia quella giusta: vendere quel che c'è da vendere e farla finita con quest'attesa. Certo, l'ideale per Inzaghi sarebbe non vendere nessuno, soprattutto ora che manca un'unica amichevole al debutto in campionato (sabato a Pescara col Villarreal), ma l'allenatore è il primo a sapere che potrebbe succedere da un momento all'altro. «Ne parleremo solo quando il mercato sarà chiuso», disse con malcelata ansia nel primo giorno di stagione, ormai quasi un mese fa. In principio era Bastoni, poi De Vrij e Skriniar, ora Dumfries e persino il baby Casadei. L'Europa che conta s'interessa ai giocatori nerazzurri, ma nessuno si spinge là dove sarebbe necessario per invitare Zhang a dire sì, in modo da dare una sistemata ai conti nerazzurri. Il tempo stringe e vendendo ora sarebbe poi indispensabile correre per chiudere una rosa già adesso sotto organico: Ranocchia non è ancora stato sostituito, Milenkovic resta un'ipotesi lontana, soprattutto perché cara.
Più facile pensare ad Acerbi, anche se nessuno sembra volerlo confessare, o più ancora al prestito di un qualche esubero in giro per l'Europa (Zagadou?). Di certo, dopo la partenza sprint di giugno, la frenata di luglio sarà accettata dai tifosi solo se non ci saranno cessioni di rilievo.
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