
Domina ma concretizza poco. Con anema e core certo ma pure con inutili ansie, Conte si riporta a meno uno da Inzaghi. Se il portiere avversario è il migliore in campo e poi arriva al 90' con il fiatone, qualcosa il Napoli dovrà pur aggiustare in vista del volatone finale. «Non abbiamo rischiato molto ma questa volta la spinta del pubblico è stata fondamentale, s'è creata un'atmosfera unica che ci fa uscire dal campo soddisfatti» ha ammesso l'allenatore. Per buoni tratti si è giocato in una sola direzione, ovvero verso la porta della Fiorentina. Una rete, una traversa, tre miracoli del portiere spagnolo De Gea a fronte di una chance sprecata da Kean: evidente la disparità a livello di produzione di gioco, enorme lo spreco degli attaccanti azzurri che avrebbero meritato di andare all'intervallo con un risultato più comodo. Conte ha riproposto gli stessi undici schierati contro l'Inter, Palladino ha mischiato le carte trovandosi nel bel mezzo di un confronto europeo che resta l'obiettivo principale della Fiorentina: linea difensiva a cinque, spesso anche a sei per fronteggiare le incursioni dei centrocampisti partenopei, organizzazione certosina per chiudere le linee di passaggio, ma poche accelerate sulle corsie laterali per innescare la velocità di Kean.
Con il suo tradizionale palleggio sulla linea mediana, Conte con il doppio play si è impossessato delle chiavi del gioco: Lobotka e Gilmour insieme funzionano, così come le incursioni di Raspadori, il primo a chiamare in causa il numero uno viola che pare cavarsela meglio con i piedi che con le mani. Si ripete ancora sul folletto di Conte ma potrebbe fare meglio su McTominay, tanto è vero che sulla sua respinta incerta si fionda Lukaku con una delle sue zampate e cambia il risultato. De Gea si riscatta dicendo no al sinistro ravvicinato di Spinazzola (ancora con i piedi) e ringraziando la traversa che lo salva dal destro di Di Lorenzo. Toscani minacciosi quando Meret buca l'uscita e Kean spreca alto di testa. Raddoppio di Raspadori, per lui terza rete su quattro gare, assist di Lukaku a conferma che quando il belga segna o detta l'ultimo passaggio, il Napoli vince sempre.
Palladino legge tardi che la sua squadra può e deve osare, quando lo fa trova il gol di Gudmundsson e crea ammucchiate, tirando poco e male. Però si accontenta (beato lui): «Abbiamo fatto il massimo contro un avversario costruito per lo scudetto, adesso testa alla partita di Coppa di giovedì che per noi è una finale».
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