Il Maestro di qua, Conte di là. Juventus-Inter, ancora una volta: domani sera, per il ritorno della semifinale di Coppa Italia. Bianconeri favoriti, partendo dall'1-2 del Meazza della settimana scorsa: risultato che aveva per certi versi sorpreso, perché i nerazzurri avevano messo i campioni d'Italia all'angolo nel match di campionato del 17 gennaio, mica una vita fa. «Abbiamo imparato dai nostri errori», aveva annunciato Pirlo. Il quale da allora ha collezionato considerando tutte le competizioni - sei vittorie di fila, impreziosite da 14 gol fatti e uno solo subito: giù il cappello, ecco. Al punto da poter forse ritenere che il soprannome che l'attuale tecnico bianconero si era meritato da giocatore possa (forse) trovare cittadinanza anche nella sua nuova versione di tecnico: serviranno altre controprove e un primo vero bilancio lo si potrà fare solo al termine della stagione, ma è un fatto che rispetto a inizio stagione Pirlo e il suo staff abbiano aggiustato la Juve. Così da non essersi nemmeno sentito in imbarazzo nell'ammettere che, sabato contro la Roma, «la partita è stata preparata volendo abbassare la linea di difesa. Eravamo simili alla Juve di Allegri? Vittoria in stile Allegri, in stile Sarri... l'importante è portare a casa il risultato». Tanti saluti all'estetica, allora: conta il risultato, come è sempre stato e come sempre sarà.
Ringraziando, oltre al solito Ronaldo che proprio se ne infischia del passare delle primavere, l'esplosione di Chiesa sia in fase realizzativa che di gioco proposto, ma anche una ritrovata solidità difensiva. Un reparto, quello della retroguardia, dove è tornato a fare (bella) mostra di sé Giorgio Chiellini: sei mesi e infiniti acciacchi in più di CR7, ma la stessa voglia di non mollare mai e di alzare più trofei possibili. Grazie al suo ritorno ai livelli più alti la porta bianconera è stata blindata (in quattro delle sei partite di campionato in cui la squadra non ha preso gol, il numero tre era in campo), così come il rendimento offerto da Bonucci è salito in modo esponenziale. Premesse, queste, che rendono la Signora nuovamente competitiva per lo scudetto pur partendo da una posizione di rincalzo rispetto a Milan e Inter. Intanto, c'è una finale di Coppa Italia da raggiungere e chissà se Pirlo ripresenterà sia l'uno che l'altro, dovendo entrambi essere gestiti.
Chi invece potrà essere chiamato a un extrasforzo, se Conte lo riterrà opportuno, è Nicolò Barella. Probabilmente il giocatore più migliorato del campionato, stella dell'Inter al pari di Lukaku, imprescindibile uomo del centrocampo nonché decisivo in zona gol come forse non era nemmeno lecito attendersi: dieci assist e tre gol in stagione. Cifre che in effetti si commentano da sole e che eleggono l'ex giocatore del Cagliari, 24 anni compiuti ieri, vero top player dell'Inter insieme all'attaccante belga.
Zero grilli per la testa, la terza figlia appena nata, appassionato di Nba (in onore del fuoriclasse dei Lakers, ha chiamato Lebron uno dei suoi due cani) e dei vini francesi, domani sera proverà in prima persona a rendere meno scontato un verdetto che appare già scritto.
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