Prandelli da tecnico a scrittore: "Rossi? Storia da raccontare"

Il ct spiega le scelte discusse e ammette di non avere avuto coraggio. Come nell'ultima partita di Euro 2012, quando non cambiò squadra

Prandelli da tecnico a scrittore: "Rossi? Storia da raccontare"

Pepito Rossi sapeva di essere fuori dal mondiale ancor prima di entrare nei 30, Destro ha sbagliato risposta. Cesare Prandelli ha spiegato tutto facendo intuire la sua autentica inclinazione. «Incontrai Pepito per dirgli che era fuori dai 30, ma in quel momento non ho avuto il coraggio di essere forte e ho pensato che era una bella storia da raccontare, un messaggio per tutti». Dunque convocato, illuso e deluso per raccontare una bella storia (forse quella del taglio?). E allora il ct cambi mestiere: faccia lo scrittore o il narratore. L'Italia del calcio non può vivere sulla poesia, soprattutto prima di un mondiale. Poi, semmai, la poesia verrà. Per ora siamo al giallo e al romanzaccio popolare. Italia che vai, tifo osannante che trovi. Ieri, a Perugia, gli azzurri si devono essere sentiti rinfrancati. Stasera sarà festa, i casi Rossi e Destro forse dimenticati e l'ultima prova contro il Lussemburgo darà qualche suggerimento al ct. Per ora le idee sono poche e talvolta disinvoltamente sorprendenti. Stasera l'Italia si schiererà con il solo Balotelli di punta e un centrocampo composto da De Rossi, dall'ultima scelta Verratti e dal geometra Pirlo, difesa con l'incertezza sulla salute di Barzagli. Marchisio e Candreva a sostenere l'attaccante, come se Insigne e Cerci siano proprio portaborse.

Vedrete che il ct saprà spiegare tutto e sarà poco contraddetto: del resto si è preparato il campo con lunghi tour oratori fra forum e bicchierate di amici. Per ora il suo lasciapassare è condensato nel leitmotiv donabbondiano: «Ho la coscienza a posto». Detto anche per quelli che, sui social network, hanno esagerato nei commenti. Prandelli c'è rimasto male per critiche e risposte dei giocatori: «I Social confermano che c'è tantissima solitudine se la gente sta parecchie ore davanti al computer. Non ho fatto del male a nessuno: mio nonno diceva sempre “male non fare, paura non avere”. Certe situazioni ripetute sono violente».

Vabbè, il ct avrà fatto un po' male all'orgoglio di Pepito Rossi e forse avrà dato una lezione a Destro che, ancora una volta, si è fatto smentire nelle chiacchiere: gli capita un po' spesso. «A Destro ho parlato e cercato di fargli capire che il campionato aveva dato verdetti e non avrei voluto portare tre punte in Brasile. Gli ho chiesto se era disponibile a fare la riserva. Lui mi ha detto: ci penso. Il giorno dopo, il colloquio definitivo: ho voluto con me Lele Pin, un testimone. Ho chiesto se avesse nulla da dire e lui non ha detto niente. A quel punto gli ho chiesto la mail per dargli il programma perché, fino al 13 giugno, resta a disposizione della nazionale». Così vanno le cose se i calciatori usano più i piedi rispetto alla testa.
Inappuntabile il ct (se davvero non voleva tre punte) con il romanista, più difficile accettare la rivisitazione del caso Rossi. Prandelli ne ha parlato in modo sereno, ma furbo. È stato molto dettagliato, quanto forse un ct non dovrebbe se non per crearsi alibi e linea difensiva. Molto democratico, ma ancora una volta è caduto nell'errore: non ebbe il coraggio di cambiare la squadra, un po' bollita, prima della finale degli europei. Non ha avuto coraggio di essere deciso e decisivo con Rossi quando nessuno avrebbe sollevato un caso. «Sarebbe stato troppo facile sceglierlo, ma il rischio era troppo grande. Con lui sono stato chiaro. Prima della partita con l'Irlanda gli ho detto che, valutando gli allenamenti, lo avevamo visto bene dal punto di vista fisico, ma avrei voluto qualcosa in più in campo: vedere quei gesti che i giocatori inconsciamente fanno dopo un trauma, vedere un attaccante che gioca da attaccante. L'ho messo anche davanti, togliendo Immobile. Non ho visto quello che volevo».

Il nostro ha parlato di responsabilità nei confronti della squadra, delle scelte, dei giocatori che stanno bene, della Fiorentina che ha investito su di lui e dei tifosi. Sintesi: «Non me la sono sentita». A ciascuno la sua valutazione.
Ed ora l'Italia va: con Balotelli che dicono in difficoltà fisica.

Macché! «Ha lavorato tanto e bene, mai stato così bene», ha replicato sor Cesare. E con il Cassano ultimo quid di classe di questa nazionale. Appunto, conferma il ct. «Fra le linee fa giocare bene la squadra, e sa velocizzare le azioni». Oltre non si va. E speriamo siano belle storie da raccontare.

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