Mertens non è più falso 9. Poker da leggenda come Savoldi 39 anni fa

Il belga segna alla Maradona: 7 gol in due gare. Il Napoli sorpassa il Milan e vola al terzo posto

Mertens non è più falso 9. Poker da leggenda come Savoldi 39 anni fa

Meno centimetri, più fantasia. E ora non chiamatelo più falso nove. Dries Mertens è passato in pochi mesi da esterno in ballottaggio con Insigne, con la nomea del giocatore che spaccava le partite entrando dalla panchina, a centrale adattato dell'attacco dopo il «ratto» di Higuain, l'infortunio di Milik e il flop di Gabbiadini.

Ieri la consacrazione, in una gara da ottovolante nonostante l'inizio monstre di Dries al cospetto di uno dei bomber del campionato, quel Belotti dal fisico possente e quindi agli antipodi del belga. Tre gol in nove minuti (quarta tripletta più veloce del nostro campionato) al Toro, diventati quattro con una giocata alla Diego Maradona, da molti addetti ai lavori già definito il più bel gol del campionato, che ha fatto spellare le mani al pubblico del San Paolo e ai compagni di squadra.

Un colpo di genio già offerto con la maglia dei Diavoli Rossi del Belgio. In tanti erano già riusciti nell'impresa di segnare un poker in una sola gara di A: l'ultimo il 12 gennaio 2014 Berardi del Sassuolo nel 4-3 che sancì la fine del rapporto tra Allegri e il Milan.

Che il 18 dicembre sia giorno di impresa, lo dice l'ultimo precedente in casa partenopea: esattamente 39 anni fa Beppe Savoldi con il nove sulle spalle e di mestiere centravanti, realizzò una quaterna al Foggia, ma con due rigori (a Mertens ne è bastato uno). Prima c'erano riusciti Jeppson (all'Atalanta nel 1953) e Vinicio (al Palermo nel 1957), tutti nomi rimasti nella storia del «Ciuccio». Così come Cavani che il suo poker lo aveva calato contro il Dnipro in Europa League nel 2012. Da ieri in questa ristretta lista di golaedor multipli c'è anche il belga, che secondo una statistica va meglio da punta che da esterno: in 11 partite da falso nove 9 gol e un assist. E contro il Torino, 49 tocchi, sei tiri in porta, 4 reti e tre occasioni create. In totale sette reti - con le tre segnate domenica scorsa al Cagliari - nelle ultime due partite di campionato, che diventano otto con il gol in Champions a Lisbona decisivo per il primo posto nel girone. In pratica, una realizzazione ogni 25 minuti, nessuno in Italia ha mai compiuto un'impresa simile.

«Non mi rendo ancora conto di quello che ho fatto, andrò a casa e ci penserò sopra - così Dries arrivato a dieci gol esattamente come l'ex compagno Higuain dopo essere stato inserito dalla Uefa nella Top 11 della fase a gironi della Champions -. Stiamo facendo bene, se la squadra gira posso giocare da falso nove, ma se si gioca a palla lunga per me è difficile. Il gol alla Diego? Devo lavorare ancora un po', lui è inarrivabile...». Gli elogi arrivano anche dalla Spagna, con il quotidiano sportivo As che scrive: «Mertens avvisa il Real, dopo aver visto la prestazione dei blancos con il Kashima (nella finale del Mondiale per club, ndr), i tifosi azzurri hanno solo una cosa di cui lamentarsi: non poter giocare la sfida di Champions già domani». Chissà se De Laurentiis, che ha già bloccato Pavoletti per il mercato di gennaio, non farà marcia indietro con un Mertens così.

Il gioco di Sarri in realtà gli dà una grande mano. Il Napoli ammirato ieri al San Paolo è stato per lunghi tratti più che spettacolare, quasi da manuale del calcio. «Dries si è adattato al ruolo, con lui in campo giochiamo con scambi in rapidità e andiamo a tutta», sottolinea il tecnico. Che guarda anche il rovescio della medaglia del pomeriggio che ha incoronato gli azzurri nuovo miglior attacco del torneo (37 gol, uno in più di Juve e Roma e sei in più del Napoli della scorsa stagione con Higuain centravanti) e li ha riportati sul podio del campionato con il record assoluto di punti del club in un anno solare (79): «Stiamo raggiungendo livelli elevati dal punto di vista qualitativo, ma dobbiamo crescere come mentalità. Non si può fare una gara di questa qualità e concedere tre reti agli avversari, raramente sono stato così incazz... con i miei giocatori a fine gara».

Il Toro, al terzo ko di fila, riduce i danni nel punteggio grazie alle amnesie difensive dei partenopei, si consola con il timbro di

Belotti ora capocannoniere a quota 12 con Dzeko e Icardi. «Ogni tanto bisogna rompersi per capire di che materiale si è fatti...», così un laconico Mihajlovic che riconosce la forza del Napoli dell'amico Sarri.

Marcello Di Dio

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