Milano - Closing! Chi era costui? A proposito della cessione del Milan agli acquirenti cinesi di Ses sembra di rileggere il capitolo ottavo dei Promessi sposi nel quale c'è don Abbondio seduto sul seggiolone e assorto nella lettura di un libricciolo mentre Perpetua gli annuncia la presenza di alcuni visitatori. Ma questo Yonghong Li, capofila dell'operazione, non ha le caratteristiche di Carneade evocato dal Manzoni e una nota ufficiale dell'agenzia di comunicazione milanese che ne cura l'immagine ha tenuto a precisare ieri che «alcune notizie riportate nel novembre scorso da un giornale cinese sono del tutto infondate». Dal closing mancato ufficialmente ieri per la seconda volta bisognerà dunque ripartire prendendo in prestito per l'occasione la comunicazione ufficiale che Adriano Galliani, in nome e per conto dell'azionista, ha dato ai soci riuniti in assemblea. Eccola: «Fininvest sta valutando positivamente la possibilità di trovare un accordo con Ses per la cessione del Milan in tempi brevi». Nient'altro ha potuto e dovuto aggiungere il vice Berlusconi se non la didascalica spiegazione che riguarda il suo ruolo di ad del Milan: «La trattativa si svolge a un livello superiore, io sono l'oggetto in vendita e non il soggetto dell'operazione».
È stata l'unica chiave di lettura della giornata scandita dalle richieste dei piccoli azionisti («ma così non si rischia di perdere Donnarumma?») cui Galliani stesso ha risposto mandando la palla in fallo laterale. «La questione non è all'ordine del giorno e comunque la gestione del club prosegue regolarmente».
Occorre allora leggere i comportamenti per capire qualcosa di più. Per la prima volta Fininvest ha evitato una nota per lasciarsi mano libera nel caso in cui Ses non fosse in grado, la prossima settimana, di onorare la promessa di far arrivare altri 100 milioni (terza caparra o rata, fate voi) con l'aggiunta di alcune specifiche garanzie sulla capacità di concludere l'affare e in particolare sulla provenienza dei soldi. La spiegazione è scontata: dovesse saltare questo passaggio, la fine della telenovela sarebbe assicurata. E bisognerebbe ricominciare, con 200 milioni in cassa, a cercare un altro acquirente. «Siamo impegnati a completare l'affare» la garanzia generica giunta dalla società di Yonghong Li che non rassicura nessuno, forse nemmeno i suoi stessi rappresentanti italiani i quali avevano addirittura pronosticato per metà febbraio l'anticipo del closing. Di sicuro Silvio Berlusconi è amareggiato dalla piega che questa trattativa sta prendendo. E non certo per fantasiose interpretazioni o per gli sfottò che girano sul web indirizzati ai tifosi del Milan, quanto invece per l'affidabilità naufragata dell'acquirente. Gli fu garantito un piano industriale molto ricco, perciò aveva parlato di interlocutori credibili.
Stasera tocca alla squadra dimostrare che il mancato closing non è in grado di condizionarne gli umori e il rendimento. «Non voglio alibi contro il Chievo» è la chiosa decisa di Vincenzo Montella che ha anche spiegato il metodo adottato in tutte queste settimane. «È semplice - ha aggiunto - basta non parlarne». La verità è quella declinata subito dopo facendo ricorso all'esperienza vissuta, alla Roma insomma. «Qui è tutto regolare, tutto funziona, da altre parti ho vissuto con 5-6 mesi di ritardo nel pagamento degli stipendi» è la riflessione.
Perciò il Milan può mettersi a caccia dell'Inter («meglio puntare all'Europa league, se poi lo faremo arrivando un punto davanti all'Inter sarà ancora più bello») e del posticino in Europa recuperando De Sciglio e Romagnoli per la difesa non Abate invece che ha un ematoma all'occhio che non gli ha impedito di restare in campo col Sassuolo.
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